Una passione iniziata quando la sua squadra del cuore si era aggiudicata il titolo di campione d’inverno nel campionato di serie A, stagione 1968-69, poi vinto dalla Fiorentina. Un amore consolidato allo Zaccheria, quando “Rombo di tuono” gonfiò la rete rossonera con uno dei suoi rari gol con il destro, portando in vantaggio la sua squadra poi raggiunta con un rigore trasformato da Villa.
Agostino Trombetta, medico e volontario in Africa, ricorda il “suo” campione Gigi Riva, scomparso a 79 anni per un cuore malandato, «mi piace pensare, come più volte mi aveva confessato, che non si trovava più a suo agio nel calcio moderno e che il suo cuore non abbia retto allo sconforto di vedere uno sport bellissimo piegato alle esigenze di sponsor e diritti televisivi», afferma Trombetta facendo riferimento anche alla natura del bomber isolano, nato poverissimo e adottato dalla Sardegna.
«Era una persona umile, semplice e leale. Non amava parlare troppo e la sua casa era aperta solo a poche persone», tra le quali lo stesso medico tifoso del Cagliari. «sono stato a casa sua parlando per quasi due ore del mio impegno in Africa e della mia passione per il Cagliari che mi aveva portato a fondare nel Benin, insieme a un giovane sfortunato calciatore locale, una squadra di calcio con i colori sociali della società sarda. Ricordo che le prime maglie erano una riproduzione di quelle del mitico scudetto conquistato dal Cagliari nella stagione 1969-70.
«Era interessato a conoscere la realtà calcistica di quei luoghi così lontani e della passione vera di tanti giovani per il calcio, chiedendo anche come potesse essere utile, perché Gigi era sempre pronto ad aiutare tutti e non ha mai dimenticato nessuno dei suoi vecchi compagni di squadra».
Oggi la squadra del Benin è tra le più fornite di materiale tra le società del Paese, grazie ai 20 scatoloni di maglie e materiale sportivo inviate dalla società sarda.
Riva era un campione vero in campo e fuori dagli stadi, «ma il più bel gol della sua carriera è stato quando ha detto no all’offerta milionaria della Juve. Per me è stato il più bel regalo d’amore che ha fatto alla Sardegna, sua terra di adozione, e alla poesia del calcio che non ha prezzo e non è sempre in vendita».