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Ex Ilva, il sottosegretario Mantovano risponde a Mittal: «La crisi nasce dalle vostre azioni»

«La fine della partnership è per le scelte di ArcelorMittal». Con queste semplici parole il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha risposto al gruppo industriale francoindiano che nelle scorse ore è tornato a chiedere una riapertura della trattativa sul futuro dell’ex Ilva di Taranto. «La grave crisi – scrive nella lettera Mantovano -…

«La fine della partnership è per le scelte di ArcelorMittal». Con queste semplici parole il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha risposto al gruppo industriale francoindiano che nelle scorse ore è tornato a chiedere una riapertura della trattativa sul futuro dell’ex Ilva di Taranto. «La grave crisi – scrive nella lettera Mantovano – nasce esclusivamente dalla decisione del Gruppo ArcelorMittal di venir meno alle proprie prerogative di socio industriale».

«ArcelorMittal aveva prerogative di socio industriale – replica sempre Mantovano – che erano state ribadite all’esecutivo non più tardi di quattro mesi fa, con la firma del Memorandum of Understanding dell’11/9/2023. Il governo, pertanto, in questa vicenda non ha adottato “un approccio unilaterale” – sottolinea il sottosegretario citando le parole di Mittal – ma ha ricercato ogni possibile soluzione nel migliore ed esclusivo interesse di AdI, della sua controllante Acciaierie d’Italia Holding Spa e di tutti i loro stakeholders, inclusi per primi i lavoratori e i fornitori». Spiega così Mantovano la volontà del governo che «non preferisce porre fine alla partnership con il gruppo ArcelorMittal ma tale eventualità viene imposta da vostre decisioni».

Drastico il commento contro Mittal anche da parte del mondo sindacale. «Proprio mentre l’ex Ilva vive la sua fase più drammatica, continuiamo ad assistere al tentativo di ArcelorMittal di prendere ulteriore tempo con l’obiettivo palese di portare gli impianti allo sfinimento», ritiene Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. «Se davvero è disposto a cedere su tutto, come ha scritto nella lettera inviata al Governo il 18 gennaio scorso, perché non lo dimostra negli stabilimenti? Perché, invece, a Taranto spegne l’altoforno 2, nelle batterie guardie idrauliche non c’è drenaggio e l’acqua blocca il passaggio del gas arrivando quasi al fermo totale? Perché l’altoforno 1 è ancora fermo da agosto e il 4 è in marcia ridotta? Non ci sembra questo l’atteggiamento di chi vuole restare, di chi vuole salvaguardare l’ex Ilva, i lavoratori e l’ambiente», conclude il sindacalista.

Sempre nella giornata di ieri un altro componente del governo, il ministro delle Imprese Mario Urso, ha incontrato il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. Durante l’incontro, si evince da un post diffuso sui social da Urso, si è discusso del futuro del polo siderurgico e del ruolo del Tecnopolo del Mediterraneo nella ricerca verso la decarbonizzazione nei settori hard to abate. «Le idee del Governo – ha commentato il rappresentante delle amministrazioni comunale e provinciale a margine della riunione – ci appaiono più definite e aderenti alla nostra ipotesi di un accordo di programma, che muova dalle ragioni della salute, dell’ambiente e, in generale, della comunità ionica. Se così sarà all’atto pratico nelle prossime settimane di lavoro, noi non faremo mancare la nostra collaborazione. Spero che, nel frattempo, anche il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica voglia sciogliere i nodi relativi alle bonifiche straordinarie del territorio, con la solerte individuazione del nuovo commissario, e alla riperimetrazione del Sin di Taranto, che spingerebbe gli insediamenti della Zes ionico-lucana e gli investimenti comunitari per la decarbonizzazione del nostro sistema economico», sottolinea il primo cittadino.

«Nello scenario della trasformazione radicale di medio termine della nostra area industriale abbiamo sottolineato al ministro Adolfo Urso che riteniamo essenziale operare alla formazione di nuove competenze e di nuova classe dirigente, nella direzione tracciata dalle politiche europee. È per questo motivo che siamo molto lieti che abbia voluto riattivare il percorso del Tecnopolo del Mediterraneo, per il quale auspichiamo un forte radicamento agli interessi e alle intelligenze dell’area ionica. Il prossimo passo non può che essere quello della completa autonomia universitaria del polo tarantino», conclude Melucci.

Oggi l’esecutivo, invece, incontrerà i sindacati dell’indotto che dalla scorsa settimana hanno bloccato le attività per conto del siderurgico di Taranto, con fatture non pagate che superano i 120 milioni di euro. Un appuntamento mirato a trovare una modalità per attenuare l’impatto del commissariamento sui lavoratori, anche attraverso il ricorso alla cigs. Nel frattempo, nella giornata di ieri, è stato incardinato al Senato il decreto legge relativo all’ex Ilva, con relatore Salvo Pogliese (FdI).

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