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Taranto non è solo una fabbrica di acciaio. «Si riparta dall’agricoltura e dal turismo»

Riportare l’agricoltura, l’agroalimentare e il turismo al centro delle politiche economiche e di sviluppo della provincia di Taranto, con il settore agricolo a Taranto anche sul fronte lavoristico conta 21mila occupati e risulta il secondo settore dopo l’industria che ne assorbe 24mila. È quanto chiede la Coldiretti Puglia, sulla base dello studio della Svimez sugli…

Riportare l’agricoltura, l’agroalimentare e il turismo al centro delle politiche economiche e di sviluppo della provincia di Taranto, con il settore agricolo a Taranto anche sul fronte lavoristico conta 21mila occupati e risulta il secondo settore dopo l’industria che ne assorbe 24mila. È quanto chiede la Coldiretti Puglia, sulla base dello studio della Svimez sugli effetti macroeconomici causati dalla crisi dell’Ilva, con una valutazione dei danni diretti, indiretti e sull’indotto. Negli anni fra il 2011 e il 2023, per le note vicende che hanno interessato l’Ilva, è stata stimata una perdita di Pil di oltre 24 miliardi di euro, di cui 17 miliardi al Sud e 7 miliardi al Centro-Nord, con effetti fortemente negativi anche sulle esportazioni con -11 miliardi cumulati e circa 1,4 miliardi persi nel solo 2023. «Si tratta di una perdita gravissima anche per Taranto, oltre che per il Paese Italia, che non è stata minimamente compensata da politiche mirate e incentivanti a beneficio degli altri settori economici, lasciati al palo per decenni, anzi soccombenti a causa di mai arginati e totalmente chiariti riflessi ambientali, ma Taranto non è solo Ilva», afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo. Coldiretti chiede che venga tutelato e rispettato il modello di agricoltura costruito attorno al territorio e alla certezza di sicurezza alimentare e ambientale da garantire ai cittadini-consumatori. «L’agricoltura, la pesca, il turismo e l’agroalimentare di qualità sono componenti fondamentali ed essenziali – insiste il presidente Cavallo – per lo sviluppo della provincia Jonica. Coldiretti non accetta che si perseveri con strategie industriali che non tengano in dovuto conto esigenze e bisogni delle comunità interessate. Chiediamo che venga rispettato il modello di agricoltura costruito attorno al territorio e alla certezza di sicurezza alimentare e ambientale da garantire ai cittadini-consumatori e una presa di coscienza e una forte partecipazione ad un “problema” che condiziona non solo il reddito e lo sviluppo, ma pregiudica la vita stessa dell’individuo. Il territorio è lo strumento per offrire bellezze, bontà e genuinità, quindi, anche occasione di autentico miglioramento della qualità della vita, non sacrificabile sull’altare di uno sviluppo apparente e non sostenibile». È necessario salvaguardare le campagne e i mari per garantire la sovranità alimentare – afferma Coldiretti Puglia – valutando con estrema attenzione e senso di responsabilità future iniziative e strategie che rischiano di fare più danni che apportare benefici. A rischio c’è la pesca e la mitilicoltura, il turismo che non devono continuare a scontare – conclude Coldiretti Puglia – i danni dalla deturpazione del paesaggio, con la Dop economy pugliese che è all’ottavo posto in Italia per prodotti Dop, Igp e Stg, a cui si aggiungono le 4 Stg nazionali e le 2 bevande spiritose IG regionali, per un totale di 66 Indicazioni Geografiche, quando a livello economico, secondo le ultime stime dell’Osservatorio Ismea-Qualivita, il settore dei prodotti Dop e Igp in Puglia vale 678 milioni di euro, con il comparto dei prodotti agroalimentari che pesa per il 6,9% e quello vitivinicolo per il 93,1%.

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