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Falsi crediti d’imposta e lavori mai realizzati: 3 indagati a Barletta, sequestrati 6 mln di euro – VIDEO

L’hanno chiamata "Cassetto Distratto", è l’importante operazione portata a termine dai finanzieri del Comando provinciale di Barletta, che nelle scorse ore hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e due interdizioni dal divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale nei confronti di tre persone che avrebbero gestito una collaudata truffa nell’ambito delle erogazioni pubbliche Sismabonus…

L’hanno chiamata “Cassetto Distratto“, è l’importante operazione portata a termine dai finanzieri del Comando provinciale di Barletta, che nelle scorse ore hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e due interdizioni dal divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale nei confronti di tre persone che avrebbero gestito una collaudata truffa nell’ambito delle erogazioni pubbliche Sismabonus e Bonus Facciate, per un valore di oltre 6 milioni di euro (oggi sequestrati).

Quanto ricostruito dagli investigatori del Nucleo di Polizia economico-finanziaria, e coordinati dalla procura di Trani, è il secondo step di un’indagine conclusasi ad ottobre scorso con il sequestro di altri 72.192 euro, nei confronti di 5 persone e società indagati a vario titolo d truffa aggravata ai danni dello Stato. Si era scoperto, in sostanza, che erano state trasmesse all’Agenzia delle Entrate numerosissime cessioni d credito false relative a lavori mai eseguiti su immobili in buona parte inesistenti o appartenenti a persone del tutto ignare di quello che stava accadendo.

È stato quindi accertato, successivamente, e quei crediti dall’organizzazione maturati pur senza averne diritto, venivano “ricevuti” nel cassetto fiscale delle società e reimpiegati nelle attività economiche delle aziende, così compensando indebitamente le tasse dovute, azzerando quindi il debito erariale.

Ma non solo: gli indagati, consapevoli dello stato di insolvenza di una delle società destinatarie del primo sequestro, avrebbero ceduto a altre società riconducibili all’amministratore di fatto i contratti di affitto attivo di ramo d’azienda, allo scopo di non farli finire nel sequestro.

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