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Fino a 150 euro per le radiografie nel Pta di Trani: arrestati un medico e un’infermiera – VIDEO

Avrebbero chiesto denaro per permettere ai pazienti di ridurre i tempi di attesa per visite ed esami medici. Con l'accusa, in concorso e a vario titolo, di concussione, peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato sono stati arrestati, stamattina, un medico e un'infermiera in servizio nel Punto territoriale di assistenza (Pta) di Trani (ex…

Avrebbero chiesto denaro per permettere ai pazienti di ridurre i tempi di attesa per visite ed esami medici.

Con l’accusa, in concorso e a vario titolo, di concussione, peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato sono stati arrestati, stamattina, un medico e un’infermiera in servizio nel Punto territoriale di assistenza (Pta) di Trani (ex ospedale San Nicola il Pellegrino).

I due sono finiti agli arresti domiciliari.

A seguito di alcune segnalazioni, sono partite le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani concentrandosi nel periodo compreso tra febbraio e marzo dello scorso anno, basandosi soprattutto su intercettazioni ambientali e telefoniche.

Stando a quanto emerso, i due indagati, dipendenti della Radiologia del Pta, avrebbero ideato un metodo che gli inquirenti definiscono «consolidato» creando un «sistema parallelo rispetto al meccanismo di prenotazione e di attesa» così da gestire «in modo privatistico» il servizio erogato dalla Asl Bat.

Gli investigatori hanno appurato che i due indagati erano soliti incontrarsi nell’ufficio del dirigente medico con alcuni dei pazienti dell’ospedale, spesso affetti da patologie gravi, che avevano bisogno di alcuni esami diagnostici quali tac, radiografie o risonanze magnetiche da eseguire in tempi brevi.

I due indagati, «approfittando dello stato di “soggezione psicologica” e dello stato di difficoltà emotiva in cui si trovavano gli stessi pazienti», dicono ancora gli inquirenti, li avrebbero indotti e costretti a pagare tra i 100 euro 150 euro per ottenere le prestazioni in tempi brevi.

Sarebbero almeno 30 i casi accertati che, oltre ad aver permesso ai due di «intascare lauti compensi», avrebbero determinato un doppio danno per la Pubblica amministrazione per «l’irregolare e improprio utilizzo dei macchinari e delle apparecchiature pubbliche per usi privatistici» e per «il mancato introito delle somme, atteso che alla prestazione ospedaliera non seguiva alcun pagamento del ticket».

C’erano poi dei pazienti “privilegiati” ai quali veniva riservata una corsia preferenziale. Si tratta in questo caso di parenti e amici, «che quando avevano bisogno» si rivolgevano direttamente al medico che si sarebbe subito messo a disposizione per fornire prestazioni mediche.

In alcuni casi, poi, il dirigente medico, avrebbe anche attestato falsamente la presenza in ospedale, facendosi aiutare dall’infermiera.

Quando il dirigente medico, infine, si è accorto che erano in corso indagini sui suoi comportamenti, avrebbe tentato di «inquinare il quadro probatorio», contattando direttamente alcuni dei pazienti dai quali aveva avuto denaro e cercando di gettare nel cestino dei rifiuti alcuni documenti, recuperati dagli inquirenti.

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