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Meno imprese e più anziani. La Puglia frena e invecchia

Nel 2038 i minori rappresenteranno appena il 10,82% della popolazione pugliese e gli anziani addirittura il 25,75. Nel frattempo, esaurito l’effetto di rimbalzo che ha caratterizzato il periodo post-Covid, l’economia locale rallenta come suggeriscono il calo del numero complessivo delle imprese, soprattutto in due settori strategici come agricoltura e commercio. È un quadro a tinte…

Nel 2038 i minori rappresenteranno appena il 10,82% della popolazione pugliese e gli anziani addirittura il 25,75. Nel frattempo, esaurito l’effetto di rimbalzo che ha caratterizzato il periodo post-Covid, l’economia locale rallenta come suggeriscono il calo del numero complessivo delle imprese, soprattutto in due settori strategici come agricoltura e commercio. È un quadro a tinte fosche quello che l’osservatorio Aforisma disegna nel suo report annuale, presentato ieri nella sede di Aforisma School of Future.
Il primo dato che balza all’occhio riguarda i trend demografici. Se nel 1982 i minori costituivano il 32,5% della popolazione, oggi sono il 15,65 e, fino al 2038, questa quota si ridurrà di altri cinque punti. Corrispondentemente è destinata ad aumentare la parte anziana dei residenti che nel 1982 non arrivava al 9%, ma che oggi si attesa al 21,46 e, di qui al 2038, aumenterà di altri quattro punti. «Questo cambiamento – spiega Andrea Salvati, direttore dell’osservatorio Aforisma – non potrà che incidere sulle scelte economiche attuali e future».

Passando a dati strettamente economici, il 2023 ha mostrato un doppio volto. Nei primi sei mesi, la ripresa complessiva ha favorito l’incremento del numero delle imprese che, grazie alle misure di sostegno varate dai vari governi, non era diminuito durante la pandemia. E anche il pil ha fatto segnare un incoraggiante +1,2%, in linea con la media nazionale. Nella seconda parte dell’anno, esaurito l’effetto di rimbalzo, la crescita si è indebolita a causa dell’industria che ha risentito del peggioramento dello scenario congiunturale. E anche il numero delle aziende è calato dello 0,6%, con flessioni più evidenti nell’agricoltura, dove si sono perse più di 2.200 imprese, e nel commercio, dove la chiusura dei negozi di vicinato ha determinato un saldo negativo di 1.700 unità. Non se la passa bene nemmeno il settore manifatturiero in cui, dal 30 novembre 2022 al 30 novembre 2023, ben 447 imprese hanno abbandonato il mercato.

Dati ambivalenti per le costruzioni. Il settore cresce grazie agli investimenti pubblici sostenuti dal Pnrr, mentre l’edilizia privata risente del blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura. «Il comparto ha beneficiato di una forte spinta grazie alle agevolazioni fiscali introdotte e prorogate con l’intenzione di favorire le ristrutturazioni e il recupero del patrimonio immobiliare – prosegue Salvati – E il Superbonus, seppur con un quadro normativo sempre più complesso a causa delle continue modifiche alle detrazioni e agli incentivi, ha rappresentato un volàno per l’economia regionale, per via degli investimenti diretti e indiretti in condomini, unifamiliari e unità indipendenti».

Sullo scenario economico, ovviamente, ha influito l’inflazione. Da una parte, l’aumento dei prezzi ha fatto sì che le esportazioni, dopo la forte ripresa del biennio 2021-2022, crescessero in valore ma non in quantità. Risultato: il valore delle vendite all’estero corrisponde ora a meno dell’1,6% di quello nazionale e colloca la Puglia al 14esimo posto in Italia. Ma l’inflazione ha inciso anche sulle scelte dei pugliesi che hanno deciso di investire i propri soldi in strumenti finanziari più remunerativi, seppur più rischiosi, rispetto ai conti correnti, per proteggersi dal caro vita.

Che cosa ci si attende per il 2024? La speranza è che l’inflazione continui a calare per effetto della discesa dei prezzi dei beni energetici e delle politiche monetarie restrittive attuate dalla Banca centrale europea. «I prezzi dei generi alimentari hanno frenato dal 12,8% di dicembre 2022 al 6,1 di novembre 2023 – conclude Salvati – In controtendenza i prezzi dei servizi. Il pil nazionale dovrebbe crescere dello 0,7% sia nel 2023 sia nel 2024, in rallentamento rispetto ai due anni precedenti».

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