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Viaggio nella fattoria solidale: a Taranto una nuova chance per chi sbaglia

«Nella vita si può sbagliare, l’importante è avere la forza di ritrovare la retta via» dice don Nino Borsci, che da anni si dedica a chi è inciampato e ha voglia di riscatto. Ed è quello che fanno gli ospiti della “Fattoria Solidale” in zona Nasisi a Taranto, una struttura con ampi terreni di proprietà…

«Nella vita si può sbagliare, l’importante è avere la forza di ritrovare la retta via» dice don Nino Borsci, che da anni si dedica a chi è inciampato e ha voglia di riscatto. Ed è quello che fanno gli ospiti della “Fattoria Solidale” in zona Nasisi a Taranto, una struttura con ampi terreni di proprietà dei Cavalieri di Malta concessa in comodato d’uso a don Nino per realizzare il progetto approvato dalla Conferenza episcopale italiana in scadenza il prossimo 31 dicembre.

«Si tratta di un progetto che nasce dalla Caritas diocesana di Taranto con la comunità Airone con cui cerchiamo di riabilitare tanti giovani che sono senza avvenire attraverso corsi di formazione. Oggi ci sono undici ospiti, sette fissi in comunità e quattro che provengono dal centro d’accoglienza notturna della Caritas. Tanto il lavoro fatto e tanto ancora da fare – spiega don Nino – ma i ragazzi, che vanno dai 25 ai 50 anni, con dedizione e tenacia hanno trasformato questa fattoria in un luogo pulito e accogliente. L’auspicio è che il progetto possa essere nuovamente approvato per i prossimi anni e garantire a chi proviene dal carcere o dalle comunità di recupero, di trascorrere serenamente l’ultimo segmento prima del reinserimento nella società».

Oltre Nasisi, nella zona di Paolo VI, ci sono il centro Conca d’oro di Palagiano, Manduria, il centro femminile di San Vito, Crispiano, Martina Franca e il centro di prima accoglienza di Trepuzzi (Le).

«Il progetto – spiega la referente Ilaria Schirosi – prevede tirocini formativi. Le ragazze hanno fatto il corso di cucina ottenendo un attestato che potranno spendere fuori in futuro. Il prossimo anno speriamo che la fattoria possa iniziare a sostenersi da sola tramite una cooperativa in cui integrare i nostri ospiti che hanno seminato, coltivato e raccolto prodotti della terra che vengono cucinati e consumati in loco. Prossimamente parte del raccolto sarà messo in vendita e i proventi saranno utilizzati per portate avanti la vita in fattoria che è nata come centro terapeutico della comunità Airone e che oggi invece è la sede del progetto. Gli ospiti si occupano di tutto. Alcuni sono già in una fase avanzata del loro percorso comunitario. altri sono in stato di detenzione e grazie ai permessi del giudice possono sbrigare alcune mansioni e di tanto in tanto tornare a casa».

Andrea, tarantino di 40 anni, ha due figli ed è il dispensiere del centro, responsabile della cucina e delle attività sportive, alle spalle una vita da calciatore, poi problemi di droga e il carcere. «Qui tutti facciamo tutto. Per gioco ho iniziato a fare uso di sostanze stupefacenti che mi hanno cambiato. In breve tempo sono finito in carcere. Ho rimediato una condanna a sei anni e due mesi. Me ne rimangono tre che passerò qui, dove la mia vita ha ripreso un percorso sereno. Ogni giorno nel pomeriggio mi reco alla Cittadella della Carità dove frequento un corso per diventare operatore socio sanitario. Il mio desiderio è rimanere a lavorare qui». Grazie al formatore Mario Rigo gli ospiti hanno l’opportunità di entrare nel mondo del lavoro.

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