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Da Ferrandina al “Gemelli” per operarsi ma il treno non c’è: l’odissea di una cittadina

La Basilicata, è noto, non offre una grande rete ferroviaria, e spesso i lucani sono costretti a viaggi della speranza nel tentativo di raggiungere le mete previste. Poche, obsolete e desolanti stazioni accompagnano i viaggiatori a ritroso nel tempo, a quando nel dopoguerra l’esiliato Levi nella terra brulla di Lucania, scriveva di un “cristo” che…

La Basilicata, è noto, non offre una grande rete ferroviaria, e spesso i lucani sono costretti a viaggi della speranza nel tentativo di raggiungere le mete previste.

Poche, obsolete e desolanti stazioni accompagnano i viaggiatori a ritroso nel tempo, a quando nel dopoguerra l’esiliato Levi nella terra brulla di Lucania, scriveva di un “cristo” che si era fermato a Eboli, segnando un confine che ancora oggi pare cristallizzato nel tempo.

Matera, nello specifico, è l’unico capoluogo di provincia isolato dalla strada ferrata che conta, mentre è attraversata da piccoli treni regionali dalle proverbiali lentezze ereditate dalla littorina fascista. Sebbene la città dei Sassi sia invasa da visitatori e turisti, riesce solo a mostrare la nuova e prestigiosa stazione di piazza Matteotti disegnata dall’architetto Boeri, una cattedrale nel deserto utile allo scorrimento dei vagoni Fal che accompagnano con calma i pendolari materani verso mete pugliesi.

In questo scenario tragicomico, i cittadini sono costretti ad arrangiarsi, incorrendo spesso in grottesche disavventure. Ultima, ma solo cronologicamente, l’odissea vissuta da un gruppo di viaggiatori che dalla vicina stazione ferroviaria di Ferrandina Scalo tentavano invano di raggiungere quella di Napoli Centrale.

Quella di Ferrandina è la stazione alternativa a quella di Bari, dove da Matera e dai paesi limitrofi i viaggiatori e i pendolari si dirigono per poter usufruire della Ferrovia di Stato e raggiungere le mete sui versanti tirrenici o adriatici in maniera adeguata.

Pochi giorni fa però, si legge dallo sfogo di una cittadina materana presente tra i viandanti, un gruppo nutrito di passeggeri intenti a raggiungere il binario della stazione di Ferrandina in attesa del treno diretto a Napoli, si accorgeva soltanto al cospetto del display della cancellazione della loro tratta senza il consueto preavviso.

Ovvia e giustificata la rabbia e lo sgomento diffuso in un attimo, con la forte sensazione di abbandono in un luogo isolato e all’interno di una struttura tutt’altro che accogliente e confortevole.

Allo smarrimento iniziale è seguita quindi la telefonata all’assistenza di Trenitalia, dove alla prima chiamata senza risposta ma con addebito, ne è seguita una seconda in cui l’operatore avvertiva che il treno atteso era soppresso e che in sostituzione avrebbero mandato un autobus.

Una giustificazione che non era riuscita a placare l’ira dei più e la disperazione di una signora straniera che avrebbe dovuto trovarsi a Roma, via Napoli, in giornata per subire un delicato intervento chirurgico presso l’ospedale Gemelli. Tuttavia, armati di pazienza, i viaggiatori hanno atteso l’arrivo dell’autobus che, manco a dirlo, è giunto in stazione con 20 minuti di ritardo. Tutti i malcapitati, abbandonati in una struttura senza neanche un punto di ristoro, hanno atteso il pullman, tranquillizzato la signora inferma e dopo averla aiutata a salire a bordo hanno intrapreso, ancora storditi, il viaggio verso la bella Napoli.

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