“Una incredibile serie ripetuta di non osservanze delle norme la sicurezza della circolazione dei treni” è alla base dello scontro tra i due convogli che il 12 luglio 2016, tra Andria e Corato sulla tratta delle Ferrovie del Nord Barese gestita da Ferrotramviaria, provocò la morte di 23 persone e il ferimento di altre 51. Le responsabilità, però, sarebbero solo di tre ferrovieri, uno dei quali deceduto, che “agendo con spregiudicatezza e disinteresse”, autorizzarono la partenza del treno dalla stazione di Andria, in direzione Corato, senza aspettare l’arrivo dell’altro convoglio.
È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza con cui il Tribunale di Trani ha condannato, il 15 giugno scorso, il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, a 6 anni e 6 mesi di reclusione, e il capotreno dell’Et1021 Nicola Lorizzo a 7 anni. Altre 14 persone sono state assolte.
«Una sentenza molto chiara e ampiamente argomentata su tutte le questioni affrontate nel processo», commenta l’avvocato Michele Laforgia, difensore di Ferrotramviaria.
Il Tribunale ha mandato assolta anche Ferrotramviaria, imputata per l’illecito amministrativo.
I treni – l’Et1016 proveniente da Corato, e l’Et1021 proveniente da Andria – viaggiavano su un binario unico alternato regolato col sistema del blocco telefonico, ritenuto dall’accusa “non sicuro ed obsoleto”. Un sistema in base al quale i capistazione si scambiavano dispacci per autorizzare la partenza dei treni verso la stazione successiva.
Fu così che dalla stazione di Andria fu concesso alle 10.45 il via libera per la partenza dalla stazione di Corato dell’Et1016 e, senza aspettare l’arrivo di questo convoglio nella stazione di Andria, fu fatto partire alle ore 11:00 l’Et1021 verso Corato. L’impatto ad alta velocità tra i due convogli fu inevitabile.
Per i giudici “è un dato di fatto” che il blocco telefonico utilizzato per coordinare il passaggio dei treni sul binario unico fosse “obsoleto”, così come “è incontestato che alcuni tra i ferrovieri fossero poco diligenti o negligenti nello svolgimento delle proprie mansioni”.
Il fatto però “che l’intero sistema di gestione della circolazione ferroviaria fosse inaffidabile e poco sicuro, al punto tale da porre a rischio la vita di decina di persone, è una circostanza che non è stata assolutamente provata all’esito del processo”.
Piccarreta e Lorizzo sono stati condannati per cooperazione in disastro ferroviario, omicidio e lesioni personali colpose aggravate dalla mancata osservanza delle norme per la sicurezza sul lavoro. Entrambi, in solido con Ferrotramviaria, dovranno risarcire i danni alle parti civili.