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Matera, la zona industriale è una discarica tra plastica, pneumatici e arredi abbandonati

Un fenomeno che credevamo appartenere ormai ad una visione civica superata, pensando che l’evoluzione delle coscienze avesse condannato e debellato la pessima abitudine ad abusare del territorio. Purtroppo però, è triste constatare che è ancora distante la cultura del senso civico e del rispetto per l’ambiente e per gli esseri viventi. Procedendo da via Gravina,…
Foto di Domenico Fittipaldi

Un fenomeno che credevamo appartenere ormai ad una visione civica superata, pensando che l’evoluzione delle coscienze avesse condannato e debellato la pessima abitudine ad abusare del territorio. Purtroppo però, è triste constatare che è ancora distante la cultura del senso civico e del rispetto per l’ambiente e per gli esseri viventi.

Procedendo da via Gravina, svoltando verso borgo La Martella e percorrendo il primo accesso a sinistra che immette in quella zona industriale sempre più abbandonata al proprio destino, scorgiamo sul lato destro della carreggiata una vera e propria discarica abusiva. In quella via che porta il nome del grande imprenditore italiano di G.B. Pirelli, muore la civiltà e l’amore per il territorio. Una montagna di rifiuti di ogni genere si ritrova accatastata ai margini della strada e a ridosso di un rigoglioso uliveto, paradossalmente simbolo di una tra le eccellenze alimentari lucana. Diversi i cittadini inorriditi da questo monumento al degrado e al menefreghismo, ancor più triste ritrovandosi a soli 200 metri da quella discarica legale che per decenni ha ammorbato i residenti del borgo rurale La Martella fino alla sua chiusura.

Una discarica abusiva quindi nel cuore di un’area verde, pronta ad inquinare le falde acquifere che nutrono le piantagioni dei tanti contadini della zona, procurando un rischio più o meno grave anche alla salute di uomini e animali. In quella zona il fenomeno ha sempre rappresentato un problema, tanto che fu necessario installare una telecamera di sorveglianza che è poi servita a scoprire, e multare, gli sprovveduti che nelle ore serali, ma spesso anche mattutine, si apprestavano a scaricare rifiuti di ogni specie. Per un lungo periodo, grazie al controllo e alle multe, la situazione pareva arginata, ma come spesso accade in Italia, all’improvviso si prendono decisioni apparentemente senza senso e così, da circa un anno, la telecamera è stata rimossa, e con essa la speranza. Le responsabilità ovviamente si rimpallano, lo sport preferito dagli italiani dello scaricabarile trova esaltazione in questioni ambigue come questa, e così quella zona diviene a volta di pertinenza comunale ed altre di competenza del Consorzio Industriale.

Intanto, tra i due “litiganti” ne soffrono i cittadini, il territorio, i contadini e gli imprenditori della zona. Poco distante, infatti, sorge una meravigliosa struttura ricettiva, un agriturismo immerso nel verde ma con al confine una montagna di rifiuti. A nulla servono i rimproveri dei cittadini verso i contravventori che, forti della loro ignoranza, rispondono con arroganza rischiando di scatenare reazioni poco pacifiche. Un vero peccato, quella che potrebbe essere un’area rurale per prodotti di qualità rischia di diventare il simbolo di una consuetudine pericolosamente arrogante. L’auspicio, ovviamente, è che al più presto possano tornare quelle telecamere che tanto bene seppero fare alla comunità.

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