«Il governo avrebbe già rinegoziato con la Commissione [dell’Unione europea competente per il Pnrr, n.d.r.] l’intenzione di riformare le politiche di coesione che sono alla base dei finanziamenti europei alle Regioni, trasformando l’accordo di partenariato in una milestone del Pnrr. Se questa cosa fosse vera, ci troveremmo davanti a un’evidente inversione logica». Lo dice il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che oggi ha partecipato, in videocollegamento, alla riunione della Cabina di regia per il Pnrr.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, sottolinea il governatore pugliese, «era ed è un intervento straordinario che, in un determinato contesto storico, si è ritenuto di dover attuare al di fuori dalle regole ordinarie e su milestone più ristrette e specifiche rispetto al piano dei finanziamenti europei. Adesso, invece, siamo nell’incredibile situazione in cui il quadro ordinario diventa un pezzo del piano straordinario».
Per Emiliano «o si tratta di un nuovo principio d’ordine, che comporta un cambio permanente della politica generale, e onestamente non capirei perché lo debba fare solo l’Italia e non anche gli altri Paesi, oppure si tratta di un trucco, un meccanismo per ovviare alla resistenza della Commissione competente e delle Regioni che stanno manifestando i loro timori per la lesione delle normali competenze in relazione ai finanziamenti europei».
Il governatore pugliese ha ricordato che «la Puglia riceve da Fesr e Fse circa 7 miliardi e mezzo di euro in nove anni. L’impatto di questa somma sul Pil pugliese è di un punto, un punto e mezzo, e non consente certamente di risolvere la questione meridionale». Per Emiliano il ministro Fitto sa «perfettamente che riordinare il denaro nei cassetti non porterà alla sua moltiplicazione. Il ministro sa benissimo che con questo livello di impatto sul Pil è difficile che le Regioni più fragili possano uscire dagli obiettivi di coesione. Se, con altre Regioni, non siamo riusciti a uscire dagli obiettivi di coesione è per la semplice ragione che le somme europee sono scarse e quelle nazionali sono ancora più scarse. Questa problematica, evidentemente, oggi non è stata affrontata, anche se dovrebbe essere la base del quadro di riforma delle politiche di coesione».
Sulla base di quanto emerso durante la Cabina di regia, Emiliano evidenzia che «oggi scopriamo che queste politiche, incredibilmente, dovrebbero essere riformate da un tavolo chiamato a dare suggerimenti per un atto legislativo sul presupposto che tali politiche vanno adesso logicamente subordinate al Pnrr, perché sono diventate una milestone del Pnrr. A me pare un pastrocchio logico e giuridico di importante spessore che inevitabilmente produrrà tutte le conseguenze evidenziate dal presidente De Luca. Anche noi siamo contrari a questo scenario per tutte le ragioni già fatte emergere. Parteciperemo a questo tavolo al fine di difendere l’autonomia delle Regioni e, soprattutto, la strategia generale di utilizzo dei fondi dell’Unione, che è essenzialmente regionale. Voglio specificare, infatti, che la strategia principale di utilizzo dei finanziamenti europei è quella che lega l’Unione Europea alle Città e alle Regioni, e solo in parte riguarda i governi nazionali, nell’ambito di un principio di separatezza che resta un punto fondamentale delle politiche europee degli ultimi anni nel quadro di coesione», conclude.