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Ex Ilva, Urso: «Aspettiamo risposte». Pd e M5S: «Lo Stato paghi la decarbonizzazione»

«Stiamo aspettando la risposta che il governo in maniera coesa e unitaria ha chiesto all’investitore privato». Ad affermarlo è stato ieri il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Il ministro ha anche incontrato il presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè. È sempre di ieri la notizia, inoltre, dell’accordo sottoscritto da Acciaierie d'Italia e Avantgarde, società pugliese…

«Stiamo aspettando la risposta che il governo in maniera coesa e unitaria ha chiesto all’investitore privato». Ad affermarlo è stato ieri il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Il ministro ha anche incontrato il presidente di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabè.

È sempre di ieri la notizia, inoltre, dell’accordo sottoscritto da Acciaierie d’Italia e Avantgarde, società pugliese nella riqualificazione tecnologica di locomotori ferroviari. In particolare hanno sottoscritto un protocollo di intesa per lo sviluppo del progetto di riconversione con sistemi di trazione a idrogeno o ibridi delle motrici endotermiche diesel, attualmente in uso per la logistica ferroviaria interna degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia.

L’opposizione, intanto, incalza a 24 ore dalla nuova riunione dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia. «Lo Stato si faccia carico della decarbonizzazione dell’ex Ilva», afferma il deputato del Partito Democratico Ubaldo Pagano.

Tanto Pd quanto M5s, in riva allo Ionio come a Roma, premono affinché l’acciaieria venga nazionalizzata. «Non stupiscono le recenti dichiarazioni sulla questione ex Ilva, visto che da troppo tempo si gioca a scaricabarile», prosegue il parlamentare eletto a Taranto. «La storia recente dell’ex Ilva e il disastro verso cui stiamo piombando partono da lontano».

Reintroduzione dello scudo penale, riesame Aia per confermare altri 12 anni il ciclo a carbone, oneri e spese di decarbonizzazione scaricati su ArcelorMittal, salvo poi elargire al colosso indiano un prestito “con un click” di 680 milioni. Sono solo alcune delle decisioni prese dal governo che Mario Turco, senatore e vice presidente nazionale del Movimento Cinque Stelle, annovera tra gli errori commessi. «Un modo di procedere incomprensibile, senza soluzione», afferma Turco. «Non meno incomprensibile fu la decisione nel governo Renzi-Calenda di rilasciare l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per “ambientalizzare” la fabbrica, destinando oltre 1 miliardo di euro del sequestro ai Riva. Il risultato? – domanda sempre Turco – Un impianto che continua ad essere sotto sequestro e ad inquinare, con l’aggravante di non garantire, nonostante l’ “accanimento terapeutico”, la sostenibilità economica dell’impianto che oggi versa in stato d’insolvenza».

«Lo Stato si faccia carico della decarbonizzazione dell’ex Ilva». Ad affermarlo è il deputato del Partito Democratico Ubaldo Pagano a 24 ore dalla nuova riunione dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia. Tanto Pd quanto M5s, in riva allo Ionio come a Roma, premono affinché l’acciaieria venga nazionalizzata, trasformando «Non stupiscono le recenti dichiarazioni sulla questione ex Ilva, visto che da troppo tempo si gioca a scaricabarile», prosegue il parlamentare eletto a Taranto. «La storia recente dell’ex Ilva e il disastro verso cui stiamo piombando partono da lontano».

Reintroduzione dello scudo penale, riesame Aia per confermare altri 12 anni il ciclo a carbone, oneri e spese di decarbonizzazione scaricati su ArcelorMittal, salvo poi elargire al colosso indiano un prestito “con un click” di 680 milioni. Sono solo alcune delle decisioni prese dal governo che Mario Turco, senatore e vice presidente nazionale del Movimento Cinque Stelle, annovera tra gli errori commessi. «Un modo di procedere incomprensibile, senza soluzione», afferma Turco. «Non meno incomprensibile fu la decisione nel governo Renzi-Calenda di rilasciare l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per “ambientalizzare” la fabbrica, destinando oltre 1 miliardo di euro del sequestro ai Riva. Il risultato? – domanda sempre Turco – Un impianto che continua ad essere sotto sequestro e ad inquinare, con l’aggravante di non garantire, nonostante l’ “accanimento terapeutico”, la sostenibilità economica dell’impianto che oggi versa in stato d’insolvenza».

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