Ancora un episodio di cronaca che riguarda il centro storico andriese: proprio mentre da piazza Catuma partiva il corteo per ricordare Vincenza Angrisano e tutte le vittime di femminicidio del 2023, nella serata di mercoledì 24 novembre si sono verificati disordini intorno all’Officina San Domenico.
Nel laboratorio urbano in via Sant’Angelo dei Meli, infatti, un gruppetto di ragazzini avrebbe fatto irruzione lanciando all’aria gli oggetti che trovavano sul loro passaggio senza che le due persone che in quel momento erano a guardia della struttura potessero fermarli.
Poi una scoperta ancora più raccapricciante: sul cancello, la scritta intimidatoria “Comandiamo noi” graffita sul metallo. Il centro polifunzionale è stato realizzato con il compito di favorire lo sviluppo dell’associazionismo giovanile negli ambiti della cultura, dell’espressività, del volontariato, dello sport, del disagio giovanile, in un contesto – il centro storico – che presenta forti criticità in termini di aggregazione giovanile, dinamismo culturale, deficit propositivo, scarso raccordo con l’istituzione scolastica, mancanza di spazi adeguati per integrazione, comunicazione, apprendimento permanente e politiche attive del lavoro.
Spesso si sono registrati problemi: negli anni scorsi si erano moltiplicate le denunce relative a situazioni di degrado, tra cui l’abbandono di bottiglie vuote di superalcolici quotidianamente sulle scale che conducono alla struttura, di rifiuti di varia natura, ma anche schiamazzi notturni, muri imbrattati. Ma l’associazione di promozione sociale CapitalSud ha fatto una scommessa, prendendo in gestione l’Officina culturale all’incirca due anni e mezzo fa, nell’estate del 2021, e promuovendo numerosi eventi da allora che potessero riqualificare l’intera area.
«Da ormai diversi mesi – racconta il collettivo di CapitalSud – viviamo la difficile condizione di convivenza con un gruppo di giovanissimi che abita la piazzetta che ospita l’accesso all’Officina San Domenico. Durante questo periodo ci siamo trovati a vivere dinamiche di pericolo come il lancio di pietre all’interno dello spazio, minacce con bottiglie di vetro e aggressioni verbali continue. Nonostante i nostri tentativi di instaurare un dialogo per provare a far percepire l’importanza di uno spazio culturale come il nostro, nonostante il tentativo di ascoltarli e integrarli, la situazione non è mai cambiata. Ci ritroviamo ogni giorno ad affrontare le stesse dinamiche che ci conducono oggi alla consapevolezza che sia necessario l’intervento di professionisti e persone competenti per risolvere una situazione nella quale il nostro collettivo e tutti gli avventori percepiscono costantemente un’atmosfera di insicurezza e timore».