Appena cinque giorni prima di morire, uccisa con almeno tre coltellate all’addome dal marito Luigi Leonetti di 51 anni, la 42enne Vincenza Angrisano era stata costretta a ricorrere alle cure dell’ospedale dopo essere stata schiaffeggiata con violenza dall’uomo.
È quanto riferiscono i carabinieri di Andria che hanno sottoposto a fermo il 51enne, accusato di omicidio volontario aggravato dall’aver compiuto il fatto ai danni della coniuge e che ora si trova nel carcere di Lucera.
L’autopsia sul corpo di Vincenza Angrisano sarà eseguita sabato dal professor Francesco Vinci dell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari.
Gli accertamenti medico-legali sono stati disposti nell’ambito delle indagini coordinate dal magistrato della Procura di Trani, Francesco Chiechi.
L’interrogatorio di garanzia
Dinanzi alla gip del tribunale di Trani, Lucia Anna Altamura, si è tenuto l’interrogatorio di garanzia di Luigi Leonetti che «ha confermato quello che aveva già dichiarato davanti al pm Francesco Chiechi la notte dell’omicidio. La motivazione è una sola: gelosia all’esasperazione e in aggiunta umiliazioni. Umiliazioni perché pare che» la moglie, la 42enne Vincenza Angrisano, «lo avesse definito più e più volte “cornuto” dopo averlo informato di aver in corso una relazione con un’altra persona». Lo ha detto l’avvocato Savino Arbore, difensore di Leonetti, sottolineando che «non è assolutamente una giustificazione», ma questi sono gli elementi che «lo hanno portato a compiere l’atto omicidiario».
L’avvocato ha affermato che «c’era stato solo un episodio di maltrattamenti avvenuto la notte tra il 22 e il 23 di novembre scorso, quando per via del fatto che la moglie rientrò molto tardi, intorno all’1:30, lui chiese spiegazioni e la moglie non volle darne: a quel punto lui le diede due schiaffi. In tutto il percorso matrimoniale, durato 14 anni, non c’era mai stato nulla di tutto questo».
Il legale ha aggiunto: «A mio parere non c’è premeditazione, anche se il pubblico ministero ha insistito più e più volte alla ricerca di questo elemento aggravante del reato». I giornalisti hanno chiesto se c’è pentimento: «Sicuramente sì», ha concluso il legale. «La sua preoccupazione è la sorte dei figli. Si è reso conto di non poterli più vedere, della gravità del gesto che ha commesso ed è chiaramente pentito, lo si nota dalle pause e dalle lacrime durante l’interrogatorio».
L’uomo resta quindi detenuto nel carcere di Lucera.
Il femminicidio
Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, da circa un mese i rapporti tra Vincenza e il marito si erano incrinati. E il giorno in cui è stata uccisa, Vincenza aveva detto a Leonetti, prima di uscire, che non sarebbe più tornata a casa.
La donna, però, intorno alle 17, è tornata per riaccompagnare a casa il più piccolo dei loro due figli. È andata in bagno e qui il marito l’ha colpita per almeno tre volte, al torace e all’addome, uccidendola.
L’uomo ha poi chiamato il 118 a cui ha confessato il delitto e ha chiesto aiuto, ma il personale sanitario, al suo arrivo, ha solo potuto constatare il decesso della vittima. All’arrivo dei carabinieri, il 51enne non ha opposto resistenza.
La Procura, oltre alla autopsia, ha disposto la duplicazione del materiale informatico e incaricato un tecnico per la ricostruzione dello stato dei luoghi.
I figli della coppia, di 6 e 12 anni, che erano in casa nel momento dell’omicidio sono stati affidati ad alcuni parenti della madre.