«L’unico modo per ridurre i costi ora come ora è diminuire i consumi di carburante e rinunciare per quanto è possibile a muoversi in macchina». Per Antonio Pinto, avvocato di Confconsumatori, il problema del caro benzina non si risolverà nell’immediato. Il costo del carburante ha raggiunto nuovamente i due euro al litro, nonostante la misura provvisoria del Governo di tagliare le accise di 30 centesimi, in tutta Italia. Anche a Bari, dove i tabelloni luminosi della stazioni di servizio indicano prezzi ben oltre i 2,2 euro tanto in periferia quanto a ridosso del centro cittadino.
«Paradossalmente il taglio governativo ha funzionato – spiega Pinto – Senza questa riduzione il prezzo alla pompa sarebbe già schizzato oltre i due euro e cinquanta. Soluzioni semplici al momento non ce ne sono, bisognerebbe davvero pensare a una soluzione come quella proposta dal premier Draghi di mettere un tetto al prezzo di gas e benzina, ma non è semplice o immediata».
Come confermano i dati raccolti dall’Osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo economico, il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self attualmente è di 2,053 euro al litro (2,044 il valore precedente), con i diversi marchi compresi tra 2,039 e 2,072 euro al litro (stesso prezzo medio anche per le pompe di benzina senza logo: 2,038). Il prezzo medio praticato del diesel self, invece, si porta a 1,985 euro al litro (contro gli 1,973 euro del valore precedente), con le compagnie tra 1,976 e 1,992 euro al litro. I prezzi praticati per il gpl vanno da 0,835 a 0,849 euro al litro. Infine, il prezzo medio del metano si colloca tra 1,605 e 1,891.
Il Governo sta pensando di prolungare lo sconto sulle accise dopo la sua scadenza il prossimo 8 luglio. Ma chi sta guadagnando tanto in questa fase? «Sotto il profilo della speculazione è ovvio che a questo punto sia coinvolta tutta la filiera – prosegue Pinto – L’aumento dei prezzi del petrolio al barile ormai è pacifico e non credo che finché durerà questa situazione internazionale cambierà qualcosa». Durante la “crisi” del 2008, quando il prezzo medio del barile era agli stessi livelli di questi giorni, la benzina era arrivata al massimo a un euro e quaranta al litro. Una differenza notevole rispetto a oggi. A pesare sul prezzo finale alla pompa contribuiscono anche gli aumenti di materie prime e logistica, e il peso dei derivati, le scommesse finanziarie.
«Nonostante tutto la buona notizia è che per ora i tagli del 15% delle forniture di gas annunciate dalla Russia non si sono verificate, dal gasdotto di Tarvisio hanno fatto sapere che la Gazprom ha tagliato per il momento solo il 3,6% della fornitura, un danno ancora minimo. Anche se stiamo pagando di più per avere meno». Restano a rischio, però, soprattutto le famiglie (che al rincaro dei carburanti devono aggiungere quello dell’energia e dei prodotti alimentari) e la filiera dei trasporti (l’85% dei quali in Italia è su strada), che potrebbe nuovamente fermarsi. «Purtroppo per il momento si può solo resistere e aspettare miglioramenti futuri», conclude Pinto.