È proprio di Ruggiero Di Vincenzo il corpo che fu rinvenuto il 27 maggio scorso sul fondo di un pozzo nella contrada San Vito Cerina, in agro del comune di Cerignola.
Sono state le analisi del Dna, effettuate sui resti in avanzato stato di decomposizione, a confermare l’ipotesi che il cadavere appartenesse proprio all’uomo – allora 52enne – che era scomparso il 12 luglio 2019 da San Ferdinando di Puglia.
Alle quattro del mattino di quel giorno d’estate di 4 anni fa, Di Vincenzo era uscito di casa per andare al lavoro nel terreno di sua proprietà. Allarmata per la mancanza di notizie, la moglie denunciò ai Carabinieri la sua scomparsa. I militari si recarono nella proprietà agricola e trovarono il trattore usato da Di Vincenzo per spostarsi, con a bordo le chiavi del mezzo, il cellulare dell’uomo e un pacchetto di sigarette. Furono avviate scrupolose ricerche nelle campagne vicine, cui presero parte, oltre ai Carabinieri, assistiti da unità cinofile, i Vigili del Fuoco, Guardie giurate e associazioni di volontariato. Dall’agricoltore non fu trovata alcuna traccia e gli inquirenti pensarono ad un allontanamento volontario.
Il 27 maggio scorso, la svolta nelle indagini: i proprietari del terreno di San Vito Cerina, mentre effettuavano controlli nel pozzo che presentava problemi, avevano visto il cadavere e avevano immediatamente avvisato la polizia.
Sul posto erano intervenuti, assieme gli agenti del Commissariato di Cerignola i colleghi della Scientifica e i vigili del fuoco del locale Ddstaccamento con il supporto degli specialisti del Nucleo Speleo-Alpino-Fluviale. Il corpo mutilato – mancante delle braccia e della testa – risultava ancorato al fondo del pozzo con una corda: proprio l’erosione della fune aveva causato la riemersione dei resti. Dopo l’ispezione, gli agenti non avevano trovato neppure documenti o effetti personali che potessero aiutare nell’identificazione.
C’era anche la possibilità che si trattasse di un altro uomo misteriosamente scomparso il 23 aprile 2014: il 55enne cerignolano Vito Masciaveo, che si era recato nel suo podere a dare da mangiare ai cani, senza più far ritorno a casa.
Il test del Dna, disposto dalla Procura del Tribunale di Foggia ed eseguito dal servizio di Polizia Scientifica di Roma, ha tolto ogni dubbio: il cadavere rinvenuto è proprio quello di Ruggiero Di Vincenzo. Le indagini proseguiranno comprendendo anche l’ipotesi dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere.