L’hanno definita “Perno fondamentale del nostro vernacolo”, e lei (non tentenna ad ammetterlo) è un merito che attribuisce al suo padre artistico, Gianni Colajemma. «Con lui ho mosso i miei primi passi su un palcoscenico». Sono le parole di Lucia Coppola, attrice barese che ha iniziato la sua carriera artistica proprio nel Barium, il teatro demolito per far spazio a un complesso residenziale. E non nasconde le lacrime difronte alle macerie di via Colletta. «Abbiamo fatto grandi sacrifici – dichiara – per mandare avanti quello che era un simbolo della città, la nostra casa, il nostro posto di lavoro e il luogo che ha raccolto le nostre lacrime».
Cosa si prova a vedere questo teatro ridotto in macerie?
«L’abbattimento va avanti da giorni e io non ho fatto altro che piangere, mi si strugge il cuore».
Quando ha iniziato a frequentare il Barium?
«Ho debuttato al Barium, con la mia prima esperienza teatrale, il 12 ottobre del 1991. Una gestazione artistica che si è conclusa positivamente grazie soprattutto a Gianni e ai suoi insegnamenti».
Che atmosfera si respirava al Barium?
«Lì dentro c’era un’aria fantastica, era un posto magico, a partire dall’odore polveroso del teatro. Lì rimaneva l’anima di Gianni quando finivamo le rappresentazioni, ed è rimasta lì anche dopo la sua morte. Gianni amava alla follia quel posto e uno dei suoi ultimi moniti, prima di andarsene, fu proprio questo: “Mi raccomando al teatro”. Sono molto arrabbiata, anche perché sono convinta che si sarebbe potuto salvare, magari anche grazie a una partnership pubblico-privata. Ma così non è stato, purtroppo, e questo è il risultato».
Cosa penserebbe Gianni se vedesse il suo teatro ridotto così?
«Con la demolizione del Barium, Gianni muore una seconda volta. Temo sia rimasto molto poco di vita culturale in questa città, ed è proprio per questo che le realtà come il Barium andrebbero preservate».