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Salerno, il complesso di San Michele a tutta velocità con Open Fiber

SALERNO (ITALPRESS) – Grazie a un investimento complessivo di circa 15 milioni di euro sia con fondi privati sia nell’ambito del Piano BUL, Open Fiber ha già connesso 60mila unità immobiliari a Salerno, che risulta tra le città più cablate d’Italia. Tra gli edifici collegati alla rete in fibra ottica di Open Fiber c’è anche…

SALERNO (ITALPRESS) – Grazie a un investimento complessivo di circa 15 milioni di euro sia con fondi privati sia nell’ambito del Piano BUL, Open Fiber ha già connesso 60mila unità immobiliari a Salerno, che risulta tra le città più cablate d’Italia. Tra gli edifici collegati alla rete in fibra ottica di Open Fiber c’è anche lo storico complesso conventuale di San Michele, gestito dalla Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana (Fondazione Carisal). Grazie a un attento progetto di ristrutturazione e di riqualificazione urbana, oggi l’antico edificio ospita spazi di co-working e promuove diverse iniziative socio-culturali. Nel corso dei lavori di restauro sono state rinvenute antiche mura e venuti alla luce diversi reperti archeologici, pienamente fruibili dai visitatori.
Il complesso San Michele è uno spazio polifunzionale aperto alla città che offre anche soluzioni organizzative per associazioni no-profit, professionisti e aziende. Grazie all’infrastruttura di rete con tecnologia FTTH di Open Fiber che ne valorizza le prestazioni tecnologiche offerte alle diverse tipologie di utenti, oltre mille metri quadrati dell’edificio sono destinati ad ambienti di lavoro condivisi: alcune aziende come la multinazionale NTT DATA hanno scelto gli spazi del complesso serviti dalla fibra ottica per la propria sede di Salerno.
“NTT DATA investe da sempre e continuerà a farlo nello sviluppo del Meridione d’Italia, una macroregione ricca d’opportunità e un bacino straordinario di giovani talenti da valorizzare – afferma Luca Isetta, Chief Operating Officer di NTT DATA Italia -. La sede di Salerno si incastra perfettamente in questa nostra strategia che si è consolidata nel tempo e che vede investimenti strutturali e sostenibili nella formazione per creare un’occupazione in loco che sia duratura e competitiva, anche per contrastare la fuga all’estero di competenze strategiche per il nostro Paese”. “Come NTT DATA – prosegue Isetta – possiamo far viaggiare l’innovazione ovunque in Italia, grazie alle fondamenta poste da Open Fiber, che ci permette di offrire ai nostri clienti soluzioni sostenibili, innovative e che mantengano il nostro Paese competitivo sullo scenario internazionale, valorizzando le eccellenze del nostro ricco tessuto imprenditoriale locale”.
Il Sud Italia riveste un ruolo rilevante nel piano di Open Fiber. In pochi anni è stato investito oltre 1 miliardo di euro nelle cinque regioni meridionali: Puglia, Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata. Nelle grandi città e nei borghi più remoti, l’azienda ha già messo a disposizione la nuova infrastruttura ultrabroadband per oltre 4 milioni di unità immobiliari. Un’opera che impegna quotidianamente una forza lavoro di circa mille persone tra tecnici specializzati, operai, progettisti e altre figure professionali. Vincenzo Gallo, regional manager Campania e Basilicata di Open Fiber, chiarisce quali sono i piani di azione aziendali: “L’obiettivo di Open Fiber è realizzare una rete di telecomunicazioni ad altissima velocità e capacità che permetta al Paese di recuperare il divario digitale. Per questo sono stati messi in campo tre progetti che vanno ad impattare in tre realtà differenti: il primo a favore dei centri urbani più densamente popolati dove è in corso l’investimento di carattere privato, il secondo a investimento pubblico nelle cosiddette aree a fallimento di mercato e il terzo a favore di zone industriali e centri medi e piccoli dove l’investimento è in buona parte coperto dai fondi del Pnrr”.
La sostenibilità è uno degli elementi chiave di Open Fiber, nella sua triplice accezione ambientale, economica e sociale. Una delle caratteristiche più interessanti dell’infrastruttura in fibra ottica è la sua natura di tecnologia a basso impatto ambientale. Il materiale che la compone è, infatti, generalmente sintetizzato a partire dal silicio. Le dimensioni ridotte dei cavi ne permettono la posa attraverso l’utilizzo di tecniche che riducono al minimo i volumi di scavo e le emissioni in atmosfera. Luigi Lambiase, field manager di Open Fiber, sottolinea: “Il nostro intervento sulla città di Salerno ha permesso di portare la fibra ottica in ogni casa, in ogni ufficio pubblico e in ogni azienda. Intervento che abbatte di fatto il divario digitale e permette di poter creare un nuovo indotto economico a Salerno ma in generale in tutto il Mezzogiorno. Il vantaggio di questo investimento – spiega – non è soltanto da un punto di vista economico ma anche ambientale perchè la diffusione di questo tipo di tecnologia permette un abbattimento delle emissioni di anidride carbonica”.
A differenza delle reti in rame, la tecnologia alla base della fibra ottica garantisce prestazioni ottimali in qualunque condizione poichè emette quantità minime di CO2, oltre ad abilitare una serie di attività da remoto che consentono di ridurre costi e impatto sull’ambiente. Vari studi internazionali riportano riduzioni di consumo d’energia dell’85% rispetto al rame.
La transizione digitale serve ad abilitare la decarbonizzazione, tanto che proprio l’Unione Europea parla esplicitamente di decarbonizzazione digitale: le reti di Tlc come abilitatori per raggiungere gli obiettivi del Green Deal per il clima e l’ambiente. In quest’ottica, Open Fiber ha intrapreso nel 2023 un percorso per approvare ed emettere entro fine anno un Net Zero Plan che fisserà obiettivi di riduzione delle emissioni “basati sulla scienza”, aderendo all’ambiziosa iniziativa Science Based Target per la quale l’azienda guidata dall’Ad Giuseppe Gola sottoscriverà un impegno nelle prossime settimane. Questo è un impegno concreto dell’azienda a contribuire in maniera diretta alla decarbonizzazione, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi che punta a proseguire gli sforzi per limitare l’aumento massimo della temperatura a 1,5°C.

– foto col/Italpress –
(ITALPRESS).

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