(Adnkronos) – L’Italia “è costantemente uno dei Paesi europei con il maggior tasso di incidenza del botulismo alimentare. Dal 1986 al 30 settembre 2022 sono stati confermati in laboratorio 406 incidenti di botulismo che hanno coinvolto 599 persone”. A fare il punto è l’Istituto superiore di sanità (Iss) sul proprio sito Internet. A livello regionale è la Campania ad aver registrato il maggior numero di incidenti, quasi 100, seguita da Puglia e Lazio. L’ipotesi di una intossicazione alimentare da botulino è al vaglio per il decesso di una 46enne di Ariano Irpino (Avellino) morta in ospedale, mentre il marito è ricoverato in gravi condizioni, dopo una cena in pizzeria.
“Gli alimenti maggiormente coinvolti nei casi di botulismo che si verificano in Italia appartengono alla categoria delle conserve di vegetali in olio (47,7%), conserve vegetali in acqua/salamoia (25,5%), conserve di carne (7,8%), conserve di pesce (7,8%), prosciutto (4,6%) salami e salsicce (3,3%), conserve di formaggio (2,0%), alimenti macrobiotici (1,3%)”, evidenzia l’Iss. Le preparazioni più frequentemente implicate nei casi di botulismo alimentare verificatisi in Italia “sono le conserve di funghi in olio di produzione domestica. Sono altresì molto frequenti le conserve di olive e di cime di rapa”, si legge nel report.
Il botulismo è una malattia neuro-paralitica causata dalle tossine dei clostridi produttori di tossine botuliniche. Questi microrganismi sono ubiquitari e si possono ritrovare, principalmente sotto forma di spora, in molteplici ambienti come il suolo, i sedimenti marini e lacuali, il pulviscolo atmosferico e gli alimenti – sottolineano gli esperti dell’Iss – Le spore sono forme di resistenza che il microrganismo adotta in condizioni avverse. Gli consentono di rimanere quiescenti per lunghi periodi (anche diversi decenni) e di trasformarsi in cellule vegetative non appena le condizioni ambientali diventano favorevoli”.
Il Clostridium botulinum, il più noto tra i clostridi produttori di tossine botuliniche, è stato descritto come il microrganismo responsabile del botulismo per la prima volta nel 1897 da Emile van Ermengem, in seguito a un focolaio di botulismo alimentare verificatosi nella cittadina belga di Ellezelles, in occasione di un funerale. La malattia prende il nome dal termine latino ‘botulus’ (salsiccia) perché la sua descrizione fu associata inizialmente al consumo di salsicce preparate in casa. Tuttavia, almeno in Italia, la maggior parte dei casi di botulismo è correlata al consumo di prodotti di origine vegetale.
“Il botulismo alimentare – descrive ancora l’Iss – può colpire a tutte le età e non è trasmissibile da persona a persona. Solitamente i sintomi si manifestano da poche ore a oltre una settimana dopo il consumo dell’alimento contaminato (6 ore 15 giorni). Tuttavia, nei casi di botulismo alimentare che si verificano in Italia la sintomatologia compare mediamente nell’arco di 24-72 ore dopo il consumo dell’alimento contaminato. Ovviamente più precoce è la comparsa dei sintomi più severa sarà la malattia”.
La sintomatologia può variare da forme lievi che si autorisolvono a forme molto severe che possono avere esito fatale. I sintomi più comuni sono: annebbiamento e sdoppiamento della vista (diplopia); dilatazione delle pupille (midriasi bilaterale); difficoltà a mantenere aperte le palpebre (ptosi); difficoltà nell’articolazione della parola (disartria); difficoltà di deglutizione; secchezza della bocca e delle fauci (xerostomia); stipsi. “In molti casi – illustrano gli esperti Iss – compare anche la ritenzione urinaria. Nelle forme più gravi si assiste all’insufficienza respiratoria che può avere esito fatale per blocco della conduzione nervosa ai muscoli responsabili della respirazione. La sintomatologia caratteristica del botulismo ha una progressione simmetrica, interessa sia l’emisfero destro che quello sinistro del corpo, discendente dalla testa, al collo, al torace, fino alla paralisi degli arti e si manifesta con una paralisi flaccida”.
“Nonostante la malattia possa essere mortale, se diagnosticata in tempo si risolve totalmente in tempi che possono variare da qualche settimana a diversi mesi. Il trattamento – precisano l’Iss – comprende la terapia di supporto alla ventilazione e la decontaminazione intestinale con carbone attivo. Nei casi più gravi può essere necessario il ricorso alla ventilazione assistita nonché alla nutrizione parenterale. La terapia specifica consiste nella somministrazione di un siero iperimmune. Tale siero di antitossine botuliniche, distribuito dal ministero della Salute tramite la rete della scorta nazionale antidoti, deve essere somministrato in prima possibile, senza attendere gli esiti della diagnosi di laboratorio e in ambiente controllato. Pertanto il paziente affetto da botulismo necessita del ricovero ospedaliero, possibilmente in terapia intensiva”.