Alleato avvisato, mezzo salvato. È questo il sapore del testo diffuso ieri dal Movimento Cinque Stelle in seguito alla frattura consumatasi nel centrosinistra, negli scorsi giorni, sulle primarie. «Non ci spieghiamo i toni utilizzati nelle ultime 48 ore, dato che la nostra linea è stata sempre avversa alle primarie», hanno commentato i pentastellati, cercando di acquietare gli animi nella coalizione, ma rimarcando il loro no alle primarie. Un fronte rinsaldato dalla presenza di altre sigle del centrosinistra e capace di delineare un’asse che non può lasciare indifferenti i dem.
Erano stati proprio i pentastellati ad innescare la scintilla. Domenica scorsa, dopo l’assemblea degli iscritti al Villaggio del Fanciullo, gli attivisti hanno espresso con convinzione la loro posizione contraria al ricorso alle primarie. Un appello che i dirigenti del M5s hanno colto a pieno, esprimendo parole dure contro le primarie. Una stilettata a cui subito ha risposto il Pd. Nella stessa giornata, il segretario regionale dem aveva rivendicato il diritto alle primarie, ricordando come attraverso i gazebo fossero passati, prima di tutti, Michele Emiliano, Nichi Vendola e il sindaco Antonio Decaro. Nel dibattito è entrato a pieno proprio il presidente della Regione, invitando gli alleati a cinque stelle alla lealtà. Chiara l’idea del governatore Emiliano: dopo Brindisi e Foggia, capoluoghi in cui sono stati proprio i pentastellati a esprimere il candidato della coalizione (rispettivamente, Roberto Fusco e la neoeletta Maria Aida Episcopo), a Bari il compito di indicare il nome spetterebbe proprio al Pd. Mercoledì, poi, dopo un lungo dibattito, Partito socialista italiano, Verdi, La Giusta Causa, Bari bene comune, Progetto Bari e Socialdemocratici hanno diffuso un lungo comunicato, puntando il dito contro alcuni «maggiorenti del Pd» che attraverso le primarie vorrebbero imporre «una scelta filtrata». Nel documento politico, infine, le sei sigle hanno chiesto ai dem di velocizzare il proprio dibattito interno, arrivando al tavolo di coalizione previsto giovedì, o al massimo entro il 15, con un candidato proprio.
Ieri, pare proprio dopo un serrato confronto con il presidente Giuseppe Conte, Leonardo Donno e Raimondo Innamorato, rispettivamente coordinatore regionale e provinciale dei pentastellati, hanno cercato di buttare acqua sul fuoco. «Le riunioni del tavolo programmatico sono sempre state caratterizzate da clima sereno e collaborativo nell’interesse della costituenda coalizione», si legge nel testo diffuso in serata. «Non comprendiamo, quindi, i toni utilizzati nelle ultime 48 ore dato che, con il Partito Democratico le interlocuzioni sono sempre state leali e proficue, oltre che fitte», continuano i dirigenti pentastellati. Allontanando «provocazioni e prevaricazioni», i dirigenti del M5s hanno chiarito: «È nostro intento riportare la discussione al tavolo, nel quale ogni forza politica dirà la propria rispetto ai profili che finora hanno manifestato la disponibilità a candidarsi». «Emerge una volontà comune di individuare una figura autorevole garante del programma, dei cittadini e della coalizione, andando oltre ben gli interessi di partito», proseguono Donno e Innamorato. I grillini hanno poi allontanato, almeno per ora, ogni possibilità di fuoriuscire dalla coalizione. «Questa consapevolezza ci spinge a proseguire il cammino avviato, consci di essere risolutivi e concretamente impegnati per l’unità di questo campo largo», concludono Donno e Innamorato.