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Inflazione senza freni: il 2022 costerà mille euro in più. La Puglia è tra le regioni con i rincari più contenuti

Una famiglia italiana con due figli, quest’anno, spenderà 2.302 euro in più rispetto al 2021. Con l’inflazione al 6,8%, la spesa per l’abitazione, l’acqua e l’elettricità sarà di 996 euro, 473 euro per i trasporti, 569 per prodotti alimentari e bevande, 588 per il solo carrello della spesa. Sono i numeri diffusi dall’Unione nazionale Consumatori…

Una famiglia italiana con due figli, quest’anno, spenderà 2.302 euro in più rispetto al 2021. Con l’inflazione al 6,8%, la spesa per l’abitazione, l’acqua e l’elettricità sarà di 996 euro, 473 euro per i trasporti, 569 per prodotti alimentari e bevande, 588 per il solo carrello della spesa. Sono i numeri diffusi dall’Unione nazionale Consumatori ed emersi da uno studio che affonda le radici sull’aumento dei prezzi registrato dall’Istat. L’associazione però fa di più: è riuscita a “territorializzare” a livello regionale questi dati. Emerge l’eterogeneità del dato nazionale, con un Nord in cui i prezzi crescono più che al Sud. La Puglia, in questa particolare classifica, si colloca al penultimo posto, emergendo come una delle regioni in cui gli aumenti sono più moderati, pur arrivando, sempre per una famiglia con due figli, a ben 1166 euro di costi in più su base annua. Solo nel Molise l’impatto sarà più “leggero”, fermandosi a 1062 euro. La regione italiana che sta avvertendo di più le conseguenze dell’inflazione galoppante è invece il Trentino Alto Adige, con rincari per le famiglie che corrisponderanno a una spesa nel 2022 superiore di 2.339 rispetto al 2021. Andando ad analizzare il dato delle città, con più di 150 mila abitanti, è Bolzano ad occupare il gradino più alto, con una inflazione del 9,1% che corrisponde a un aumento del costo della vita per una famiglia in media di 2.419 euro. Le prime posizioni sono dominate soprattutto dalle città del Nord, con quelle pugliesi distanziate agli ultimi posti. Al quarto posto c’è Brescia (+7,3%, +1925 euro), poi Verona (+8,1%, 1885 euro) e in sesta posizione Milano (+6,8%, +1846 euro). Chiudono la top ten due città siciliane: Palermo e Catania, entrambe a +8,8%, pari a 1747 euro. La città più virtuosa è Campobasso, con un’inflazione del 5,8% e una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a “solo” 1062 euro.

Seguono Ancona (+5,6%, +1113 euro) e Catanzaro (+6,2%, +1158 euro).

A confermare la tendenza all’aumento dei prezzi, dopo il breve rallentamento di aprile, è anche l’Istat. Una corsa dovuta soprattutto ai beni energetici, la cui crescita passa da +39,5% di aprile a +42,6%. Su base annua accelerano sia i prezzi dei beni (da +8,7% a +9,7%) sia quelli dei servizi (da +2,1% a +3,1%). A preoccupare gli esperti, però, sono soprattutto gli aumenti legati ai beni alimentari e per la cura della casa e della persona (da +5,7% a +6,7%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,8% a +6,7%). l’inflazione è quindi dovuta principalmente ai prezzi di abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+2,8%) e, in misura minore, dei trasporti (+1,4%) e dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+1,4%).

Su questi dati dell’Istat è intervenuta ieri anche Confcommercio, confermando le proprie previsioni. «Almeno per tutta la prossima estate – sottolinea l’associazione dei commercianti – non si dovrebbero osservare significative discese del tasso d’inflazione tendenziale. Sono confermati, dunque, i rischi per un’inflazione al 7% circa per l’anno in corso».

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