Il pressing di Antonio Decaro ha prodotto i primi effetti. E così, al termine della 40esima assemblea nazionale, il presidente dell’Anci ha incassato una doppia apertura sull’abolizione del limite dei due mandati consecutivi per i sindaci italiani. A lanciare un segnale in tal senso è stato innanzitutto Luca Ciriani, ministro per i Rapporti col Parlamento secondo il quale il Governo è disposto a «ragionare in maniera molto serena» sul terzo mandato per i sindaci. A seguire è stato Matteo Piantedosi, numero uno del Viminale, a ipotizzare una riforma complessiva della governance dei vari livelli istituzionali.
Aprendo l’assemblea nazionale di Genova, davanti ai sindaci e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Decaro aveva spiegato di aver chiesto un incontro alla premier Giorgia Meloni per approfondire la questione del terzo mandato, possibilità ora preclusa soltanto ai numeri uno di Comuni e Regioni. «Evidentemente, per ottenere il terzo mandato, non basta lavorare ogni giorno per far fronte agli impegni presi, non basta impegnarsi per onorare le istituzioni, far fronte alle emergenze, mettere a repentaglio la propria reputazione rischiando di essere indagati per qualsiasi cosa», aveva sottolineato Decaro.
Due giorni più tardi ecco la doppia apertura da parte di due ministri. Il primo, come anticipato, è stato Ciriani che non ha usato mezzi termini: «Se uno è un bravo amministratore dovrebbe poter chiedere la fiducia dei cittadini senza limiti. Il terzo mandato è una questione delicata, ma siamo disponibili a ragionare in maniera molto serena». A rafforzare la prospettiva dell’abolizione del vincolo dei due mandati è stato poi Matteo Piantedosi. Secondo il ministro dell’Interno, infatti, il terzo mandato si può fare ma «solo attraverso una riforma organica, come previsto nella legge delega al Governo per la revisione delle normative sull’ordinamento degli enti locali».
Se due indizi fanno una prova, dunque, i sindaci italiani possono sperare che il limite dei due mandati consecutivi venga abolito in tempi più o meno rapidi. In tal senso, nelle scorse settimane, era stato presentato un emendamento al ddl bipartisan sull’elezione diretta degli organi delle Province, in discussione in Commissione Affari costituzionali. Resta da verificare la reale disponibilità delle forze di maggioranza ad approvare una simile riforma. La Lega, che al Nord vanta numerosi presidenti di Regione e sindaci, si è sempre detta favorevole. Meno entusiasta Fratelli d’Italia che sul territorio ha un numero nettamente inferiore di amministratori rispetto alla Lega e non fa salti di gioia all’idea che sindaci di centrosinistra – come il fiorentino Dario Nardella, il bergamasco Giorgio Gori e lo stesso Decaro – restino alla guida dei rispettivi Comuni. Le esternazioni di Piantedosi e (soprattutto) di Ciriani segneranno la svolta decisiva?