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Chi protegge i più vulnerabili?

È accaduto in Puglia. In uno dei nostri ospedali. È notte. Un tizio, italiano, quindi “uno di noi”, non il solito extracomunitario, entra in un reparto dove ci sono medici di guardia e pazienti allettati. Riesce nel suo piano dicendo di essere il parente di uno di questi. Poi, indisturbato, porta via i telefonini ai…

È accaduto in Puglia. In uno dei nostri ospedali. È notte. Un tizio, italiano, quindi “uno di noi”, non il solito extracomunitario, entra in un reparto dove ci sono medici di guardia e pazienti allettati. Riesce nel suo piano dicendo di essere il parente di uno di questi. Poi, indisturbato, porta via i telefonini ai malati ed i soldi ai medici. Un colpo da maestro. Toccata e fuga.

La domanda è d’obbligo. E la sorveglianza? Dispiace davvero tanto per quei pazienti che hanno dovuto subire il furto di un oggetto il cui significato è ben più profondo. In questi casi è un mezzo indispensabile per poter comunicare con i propri familiari e, dunque, ricevere parole di conforto.

Lo stesso dicasi per i medici di guardia. Cosa hanno fatto di male per veder violate le loro borse ed i loro zainetti? Se siamo ancora al punto in cui un apparato pubblico non è capace di proteggere i suoi cittadini in uno dei momenti più vulnerabili della loro vita, beh allora siamo messi proprio male. Dov’è la cura?

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