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Problemi di salute e al catamarano: stop al giro del mondo in vela senza scalo di due fratelli salentini

Sono stati costretti a fermarsi i fratelli Carmine e Vincenzo Vetrugno, velisti salentini che, a bordo del catamarano Double Trouble, erano partiti per fare il giro del mondo senza scalo nell'ambito di un progetto, sostenuto anche dall'Università del Salento, che aveva l'obiettivo di sensibilizzare sui temi ambientali e raccogliere campioni e dati utili alla ricerca.…

Sono stati costretti a fermarsi i fratelli Carmine e Vincenzo Vetrugno, velisti salentini che, a bordo del catamarano Double Trouble, erano partiti per fare il giro del mondo senza scalo nell’ambito di un progetto, sostenuto anche dall’Università del Salento, che aveva l’obiettivo di sensibilizzare sui temi ambientali e raccogliere campioni e dati utili alla ricerca.

«A 300 miglia dalle Canarie abbiamo dovuto prendere la decisione di tornare indietro. Una decisione sofferta e amara, ma inevitabile per due motivi», spiega Carmine Vetrugno: «La prima – sottolinea – è di carattere personale, un mio problema di salute non grave ma che necessita di un monitoraggio. La seconda è tecnica e riguarda una deriva del catamarano: sembra che abbia perso la boccola, sbatte incessantemente nella cassa ed è praticamente inutilizzabile. Non è possibile sistemarla in mare».

Dopo le “tappe di saluto” a Brindisi, Otranto, Gallipoli e Porto Cesareo, il catamarano Double Trouble era partito da Taranto e, attraversato lo stretto di Gibilterra, avrebbe dovuto effettuare la rotta classica di un giro del mondo senza scalo, lasciando sul lato nord i tre grandi capi Buona Speranza (Sud Africa), Leeuwin (Australia) e Horn (Cile) dell’emisfero australe.

«Siamo molto dispiaciuti per l’interruzione del viaggio», commenta il rettore dell’Università del Salento, Fabio Pollice: «Carmine e Vincenzo Vetrugno sono navigatori esperti e saggi, se hanno deciso così vuol dire che non c’erano alternative praticabili. I campioni e i dati raccolti durante questi giorni di navigazione saranno in ogni caso di estrema utilità per la ricerca scientifica. Ne faremo tesoro e saremo di nuovo al loro fianco appena sarà possibile ripartire».

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