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Caro Bollette, autunno da incubo per italiani: ecco i possibili rincari

(Adnkronos) - Un autunno da incubo per gli italiani sul fronte bollette a causa dell'impatto sui costi dell'energia causati delle guerre in Ucraina e Israele. Cristiano Bilucaglia, presidente dell'osservatorio per l'energia Ubroker, spiega infatti che "il settore energetico torna a essere di nuovo sotto tensione. In un momento delicato come questo, che vede le sorti…

(Adnkronos) – Un autunno da incubo per gli italiani sul fronte bollette a causa dell’impatto sui costi dell’energia causati delle guerre in Ucraina e Israele. Cristiano Bilucaglia, presidente dell’osservatorio per l’energia Ubroker, spiega infatti che “il settore energetico torna a essere di nuovo sotto tensione. In un momento delicato come questo, che vede le sorti dell’energia dipendere da un nuovo conflitto (questa volta quello fra Israele ed Hamas in Palestina), che avrà ripercussioni mondiali a livello economico, sociale, religioso e appunto anche energetico”. 

Secondo l’osservatorio “la situazione potrebbe esplodere ed allargarsi, coinvolgendo altri paesi chiave sotto il profilo dell’approvvigionamento, come ad esempio il Nord Africa, l’Algeria, la Libia e l’Azerbaijan. Una guerra “religiosa” che si giocherà su tutti i campi a disposizione e che influenzerà le sorti dell’Europa e dell’intero settore energetico: non dimentichiamoci che il Medio Oriente detiene il 42% delle riserve globali di gas” 

A inizio settembre, l’Osservatorio uBroker sull’energia, aveva pubblicato i risultati delle analisi condotte e le stime sull’andamento dei prezzi di luce e gas per i prossimi due trimestri, l’ultimo del 2023 e il primo del 2024. Ancora ignari del conflitto Mediorientale, i dati parlavano di un rincaro della materia prima sul lungo periodo che avrebbe potuto sfiorare il 60% per il GAS (PSV) e il 35% per l’energia elettrica (PUN). 

In seguito al conflitto, questo lungo periodo si è accorciato. l’Osservatorio uBroker sull’energia aveva apprezzato il valore del PSV di ottobre a 36,50 euro/MWh. Queste stime, già al rialzo, sono state di gran lunga superate con mesi di anticipo. Infatti, l’indice PSV ha chiuso settembre con un valore medio di 37,01 euro/MWh e attualmente il PSV di ottobre registra un valore medio di 40,02 euro/MWh. 

Confrontando i dati pre e post conflitto e prendendo come riferimento due date, il 6 ottobre (giorno pre-attentati) e la giornata del 16 ottobre, il valore del PSV è passato da 31,15 euro/MWh a 53,20 euro/MWh, registrando una variazione percentuale del +70,79% in poco meno. Purtroppo gli aumenti si fanno sentire anche sulla bolletta della luce, salita già del 23,42% rispetto ad agosto e, al momento, le stime dell’Osservatorio uBroker sull’energia mostrano un +45,95% per il mese di gennaio 2024.  

Se vogliamo fare lo stesso confronto, prendendo come riferimento, spiegano da l’Osservatorio uBroker, il 6 e il 16 ottobre, il PUN è schizzato da 130,39 euro/MWh a 175,76 euro/MWh, registrando una variazione percentuale del +34,8%. In generale, è previsto da tutti i principali operatori del settore un rincaro complessivo di luce e gas di circa 310,00/330,00 euro annui per nucleo familiare. Purtroppo, non possiamo affermare che la situazione migliorerà. A causa del conflitto, Israele ha già chiuso per ragioni di sicurezza un importante giacimento di gas, quello di Tamar; un indotto che alimenta parte dell’Egitto e altro gas che viene trasportato in Europa. Inoltre, a largo della striscia di Gaza, esiste un grande giacimento di gas metano, il Leviathan, sempre sotto il controllo di Israele ma che corre a nord fino al Libano, paese vicino a Hezbollah. Questo giacimento, uno dei più grandi nel Mediterraneo, è stato oggetto di interessi e potrebbe facilmente diventare oggetto di conflitto, stravolgendo gli equilibri in essere in Medioriente. Infatti, il Leviathan ha al momento un’autonomia di produzione di gas metano di oltre 50 anni. 

A questi fattori, se ne aggiungono altri: la ripresa degli scioperi dei lavoratori dei progetti GNL di Chevron in Australia, il fabbisogno crescente della Cina, la fine del mercato tutelato, l’interruzione – o presunto attentato – del gasdotto Baltic Connector in Finlandia, ma anche le incertezze sull’inflazione, le possibili azioni della Fed e molto altro. 

Il problema, spiegano dall’Osservatorio uBroker, resta la dipendenza energetica dell’Italia e dell’Europa da Paesi che ciclicamente sono soggetti a crisi e conflitti. Oggi il 36% del gas ci viene fornito dall’Algeria. Una dipendenza che si ripercuote sulle bollette e anche sul pieno dell’auto per ciò che concerne il prezzo del carburante, ormai alle stelle e sulla via di non ritorno. Non esiste una soluzione, ma solo un monito. Ogni crisi e ogni conflitto ricordano all’Italia che non ha fatto abbastanza negli ultimi decenni per aumentare la propria indipendenza energetica.  

Per il futuro prossimo, l’indicazione primaria è di non bloccare gli investimenti nel settore energetico ma aumentarli, puntando tutto sulle fonti rinnovabili e sul nucleare. In secondo luogo, di tentare di diversificare maggiormente le forniture, allontanandosi dalle zone calde. I partner come l’Algeria sembravano un porto sicuro ma oggi risultano essere molto più instabili e pericolosi di quanto immaginassimo, concludono da uBroker.  

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