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Stellato nuovo presidente di Italia Viva in Puglia: «Emiliano e Renzi faranno pace»

«Un riavvicinamento tra Renzi e Emiliano? I presupposti ci sono, sia sul lato personale che politico. D’altronde i temi che li hanno divisi in questi anni li ritengo superati: dalla Xylella alla Tap, fino all’ex Ilva. L’intergruppo in Regione? La discussione resta in piedi ma non prevedo accelerate nel breve periodo». Guarda alle europee Massimiliano…

«Un riavvicinamento tra Renzi e Emiliano? I presupposti ci sono, sia sul lato personale che politico. D’altronde i temi che li hanno divisi in questi anni li ritengo superati: dalla Xylella alla Tap, fino all’ex Ilva. L’intergruppo in Regione? La discussione resta in piedi ma non prevedo accelerate nel breve periodo». Guarda alle europee Massimiliano Stellato, consigliere regionale e da tre giorni presidente regionale di Italia Viva. In Consiglio regionale è a capo del gruppo misto, rivendicando equidistanza tra gli schieramenti, e a Taranto, dove è anche consigliere comunale, è tornato a sostenere il sindaco Rinaldo Melucci, dopo aver promosso la raccolta firme che l’ha sfiduciato durante la scorsa consiliatura. Alla guida del partito fondato da Matteo Renzi, oggi presenterà i nuovi vertici regionale di Iv.

Massimiliano Stellato, è vero che c’è stato un riavvicinamento tra Matteo Renzi e Michele Emiliano?

«Da quello che mi risulta sono riprese le interlocuzioni. Quantomeno dal punto di vista personale, secondo me, sarà facile ritrovarsi».

Meno sugli aspetti politici?

«I temi che li hanno visti contrapporsi durante gli anni del governo Renzi li ritengo superati. Dalla Xylella, con l’applicazione del piano Silletti, al Tap che oramai è realtà, passando per l’ex Ilva su cui entrambi convergono sulla necessità di produrre acciaio con il preridotto abbattendo le emissioni».

Perché è così difficile creare l’intergruppo con Azione e Con in Consiglio Regionale?

«Ho lavorato in prima persona per realizzarlo e lo ritengo in linea con l’idea di centro di Matteo Renzi. Ad oggi, però, i tempi non sono maturi».

Pesa l’avvicinarsi delle elezioni europee?

«Probabilmente sì perché sono elezioni in cui ognuno corre per superare da solo il quorum del 4 per cento. Quando si voterà per Regione e comuni probabilmente sarà più facile. Quello che per noi è e continuerà ad essere importante è contrastare la personalizzazione della politica».

Com’è il suo rapporto con Emiliano, dopo le “incomprensioni” seguite alla sfiducia al sindaco Melucci?

«Straordinario, così come è eccellente il rapporto con le altre forze della maggioranza. Oggi (ieri, ndr) ho votato in Consiglio regionale a favore del provvedimento sui crediti edilizi incagliati. La nostra scelta è e sarà quella di non guardare ai nomi e a chi propone cosa ma di soffermarci sui contenuti con rispetto e attenzione».

Al centro, dunque equidistante da sinistra e destra?

«Non mi piace il Partito Democratico quando rincorre il Movimento Cinque Stelle sulla strada del populismo. Ciò detto la distanza da Fratelli d’Italia è sicuramente più ampia».

Ha citato l’ex Ilva tra i punti su cui Emiliano e Renzi erano in disaccordo. Una vertenza tutt’altro che superata, con il siderurgico che annaspa e una produzione ridotta ai minimi termini.

«È vero però i fatti hanno superato i decreti realizzati dal governo Renzi per garantire la continuità della fabbrica. Oggi sono entrambi d’accordo sulla necessità di produrre in maniera più sostenibile, investendo nel preridotto, come aveva iniziato a fare il governo Draghi, e nel rivedere l’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale, ndr). Sostengono posizioni in linea con l’Agenda 2030 sulla riduzione delle emissioni fossili e questa, secondo me, è l’unica strada percorribile».

In Consiglio comunale a Taranto il suo ingresso in maggioranza ha creato non pochi malumori nel Pd. Perché il sindaco Melucci di oggi va bene mentre quello di ieri no?

«È maturato molto dal punto di vista politico. Certo, i problemi restano, dalla gestione del ciclo dei rifiuti alle periferie, ma vogliamo dare il nostro contributo per affrontarli. Quattro su cinque consiglieri del Pd hanno firmato il documento a favore del nostro ingresso in maggioranza. Il resto appartiene al dibattito nel partito e non voglio entrarci».

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