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Un patrimonio costruito con furti e rapine: sequestro milionario a Giovanni Cassano, fratello di Antonio

Un ingente patrimonio accumulato grazie a furti, ricettazioni, rapine ed estorsioni, utilizzando anche violenza e armi: i finanzieri del comando provinciale di Bari hanno sequestrato beni del valore complessivo di circa un milione di euro al 51enne barese Giovanni Cassano, nato da un'altra relazione del padre dell'ex calciatore di Bari, Roma e Real Madrid, Antonio…

Un ingente patrimonio accumulato grazie a furti, ricettazioni, rapine ed estorsioni, utilizzando anche violenza e armi: i finanzieri del comando provinciale di Bari hanno sequestrato beni del valore complessivo di circa un milione di euro al 51enne barese Giovanni Cassano, nato da un’altra relazione del padre dell’ex calciatore di Bari, Roma e Real Madrid, Antonio Cassano.

Condannato in via definitiva a quasi sette anni di reclusione per ricettazione, furto, rapina, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, evasione e attualmente sotto processo per vari furti commessi in tutta la Puglia, Giovanni Cassano avrebbe vissuto «abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose» e «senza soluzione di continuità», come si legge nel provvedimento che dispone il sequestro, sin dagli anni Novanta.

Sotto sigilli sono finiti un appartamento e un box intestato alla figlia nel quartiere San Paolo di Bari, una casa intestata al figlio a Modugno, tra macchine (tra cui una Jeep Renegade) intestate ai tre figli e varie disponibilità finanziarie (conti correnti e postali) riconducibili allo stesso Cassano, alla moglie, ai figli e ai nipoti.

Cassano, «connotato da pericolosità sociale» come spiegano gli inquirenti in una nota, avrebbe accumulato il patrimonio tra gli anni Novanta e oggi.

Le indagini hanno riguardato il periodo 2008-2022. I finanzieri, attraverso l’analisi di documenti – tra cui gli atti di compravendita di beni e atti pubblici che hanno interessato anche il suo intero nucleo familiare – hanno verificato come la sua capacità reddituale lecita, “quasi inesistente”, non fosse «tale da giustificare, complessivamente, l’accrescimento patrimoniale avvenuto negli anni in cui si è manifestata la pericolosità sociale del soggetto investigato».

Nel periodo in cui si è reso responsabile dei reati, l’uomo avrebbe acquisito «ingenti disponibilità finanziarie» utilizzate anche per l’acquisto di case e macchine, intestate poi ai propri familiari.

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