(Adnkronos) – Mentre continua a salire il numero dei morti, l’Egitto dice no ad ogni proposta di creare un corridoio umanitario per consentire l’evacuazione di civili dalla Striscia di Gaza, assediata da Israele che prepara l”offensiva finale’ dopo l’attacco subito da Hamas. Secondo il Times of Israel, che cita una fonte del Cairo, l’Egitto non accoglie la proposta avanzata anche dal Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. “Stiamo discutendo attivamente con gli israeliani e l’Egitto riguardo a un corridoio sicuro per l’uscita degli stranieri da Gaza e l’ingresso degli aiuti nella Striscia”, ha detto Kirby nella tarda serata italiana di ieri. I colloqui sinora hanno riguardato anche la possibilità di far entrare cibo, medicinali e carburante a Gaza attraverso il valico di Rafah: la Striscia è stata totalmente isolata da Israele, che ha interrotto ogni fornitura di energia elettrica e di acqua.
Intanto è salito a 1.300 il numero delle vittime israeliane dell’attacco sferrato sabato da Hamas contro Israele. Lo riferiscono i media israeliani precisando che non si conosce ancora il destino delle circa 150 persone rapite e portate nella Striscia di Gaza dai terroristi. Sono invece circa 3.300 i feriti, di cui 28 in condizioni critiche e 350 in gravi condizioni.
Dal canto suo il ministero della Sanità palestinese afferma che 1.200 persone sono morte da quando Israele ha iniziato gli attacchi aerei nella Striscia, in risposta al devastante attacco dei militanti di Hamas sabato. Il bilancio da entrambe le parti ammonta ora a quasi 2.500 morti. In precedenza, le forze di difesa israeliane avevano affermato che 1.200 israeliani erano stati massacrati dagli uomini armati di Hamas durante il fine settimana e il bilancio delle vittime era destinato ad aumentare.
Il lento lancio di razzi da parte di Hamas verso Israele nell’ultima giornata dimostra che si sta preparando a ”una guerra lunga”. E’ la previsione del capo del Comando militare del Fronte Interno israeliano, il Maggiore Generale Rafi Milo, in un incontro con i giornalisti. “Abbiamo valutato il comportamento di Hamas, che si rende conto che sta entrando in una lunga guerra”, ha detto Milo.
“Hamas sta gestendo gli attacchi in un modo tale da affrontare” combattimenti che ”dovrebbero durare settimane”, ha detto il militare, spiegando che il gruppo palestinese ”ha diminuito la portata degli attacchi a circa 200-400 razzi al giorno, per permettersi un combattimento molto lungo”.
Ci sono segnali crescenti e significativi che il controllo di Hamas su Gaza sta già iniziando a vacillare, ha poi affermato dal canto suo il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari, riconoscendo tuttavia che il gruppo terroristico continua a lanciare razzi su Israele in numero significativo e continua ad avviare attacchi di piccola entità via terra e via mare.
Secondo Hagari, l’alto comando di Hamas è ora molto più tagliato fuori da tali decisioni e sempre più attacchi vengono effettuati da sub-comandanti isolati che non fanno necessariamente parte di una strategia coordinata. Hamas non è più a conoscenza in tempo reale di quali dei suoi comandanti siano vivi o morti e tarda a sostituirli.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno nel frattempo schierato truppe riserviste nelle città vicine al confine con il Libano, nel nord di Israele, per il timore di attacchi provenienti dal Paese dei Cedri.
“Le forze stanno svolgendo diversi compiti di difesa nelle città, tra cui pattugliamenti, imboscate e posti di blocco al fine di garantire la sicurezza dei residenti”, affermano i militari citati dal Times of Israel.
Israele interromperà le forniture di acqua e di elettricità alla Striscia di Gaza fino a quando Hamas non rilascerà le 150 persone rapite sabato. Lo ha scritto in un tweet il ministro dell’Energia israeliano Israel Katz. ”Aiuti umanitari a Gaza Nessun interruttore elettrico sarà acceso, nessuna pompa dell’acqua sarà aperta e nessun camion di carburante entrerà finché i rapiti israeliani non saranno tornati a casa”, ha scritto il ministro. ”Nessuno può insegnarci la morale”, ha aggiunto.
Quasi 90 minuti di panico, con più di 2 milioni di israeliani rintanati nei rifugi, dopo l’avviso di imminente attacco con droni. Si è però trattato di un falso allarme, ha ammesso l’Idf. Dopo aver mandato i residenti di ogni città del nord di Israele a cercare rifugio per un possibile massiccio attacco di droni dal Libano, il portavoce dell’esercito israeliano, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha detto in una dichiarazione pubblica che non c’è stato alcun incidente nel nord di Israele, aggiungendo che l’esercito sta indagando su cosa abbia causato il suono delle sirene di allarme in tutta la regione.
“Si è verificato un errore e stiamo indagando: verificheremo se si è trattato di un guasto tecnico o di un errore umano”, ha affermato Hagari. “Voglio calmare l’opinione pubblica e dire che in questa fase non vi è alcun grave incidente che riguarda la sicurezza nel nord”. Ieri, poco prima delle 18,30 (ora locale), le sirene per i raid aerei hanno suonato in tutto il nord di Israele, segnalando 15-20 droni dal Libano che presumibilmente attraversavano il territorio israeliano. Circa 10 minuti dopo, altre sirene hanno suonato nel contesto di un sospetto allarme di infiltrazione terroristica nella città settentrionale di Ma’ayan Baruch, e successivamente a Ma’alot Tarshiha.
Il Comando del Fronte Interno dell’Idf ha chiesto ai residenti delle comunità di confine nella Galilea, sulle alture di Golan e nell’area di Haifa di rifugiarsi “fino a nuovo avviso”, temendo un “attacco su larga scala”.
“L’Idf dà priorità all’attacco contro i comandanti di Hamas. Attacchiamo quando abbiamo informazioni che indicano la posizione di un comandante di alto rango”, ha affermato il portavoce dell’esercito israeliano per i media internazionali, il tenente colonnello Jonathan Conricus, aggiungendo che, da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza, ha costruito “una rete di tunnel sotto Gaza City fino a Khan Yunis e Rafah. Stiamo cercando di colpirla. Non è destinata all’ingresso di civili, non è un bunker per i cittadini di Gaza da utilizzare quando Israele attacca, è ad uso di Hamas e di altri terroristi in modo che possano continuare a lanciare missili e inviare terroristi”.
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) incontrerà domani il segretario di stato americano Antony Blinken, secondo Hussein Al-Sheikh, segretario generale del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Blinken è arrivato in mattinata a Tel Aviv, in Israele. Oggi Blinken incontrerà il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Più di 338.000 persone sono state sfollate a Gaza mentre Israele continua i suoi attacchi aerei sulla Striscia. Lo ha reso noto l’Onu. Intanto, aumentano le richieste per consentire un passaggio sicuro a Gaza degli aiuti e di medicine. Ci sono state anche richieste per un corridoio umanitario per consentire ai palestinesi di lasciare la zona del conflitto, dove molte case sono state bombardate e distrutte dagli attacchi aerei.
Il valico di Rafah, che è il principale punto di uscita da Gaza verso l’Egitto, è stato chiuso da martedì dopo i bombardamenti israeliani, mentre le truppe israeliane sono ammassate anche vicino al confine di Gaza in preparazione ad un’offensiva di terra.