«È un segnale di grande valore per tutto il mondo del lavoro e in particolare per il settore agricolo, in quanto mette al centro la responsabilità che ogni datore di lavoro ha nei confronti dei suoi dipendenti di adottare misure certe e concrete, non solo per prevenire, ma soprattutto per intervenire in maniera rapida ed efficace in caso di incidenti». La segretaria della Cgil Puglia, Gigia Bucci, commenta così la decisione della procura di Trani di presentare ricorso contro la sentenza di assoluzione di Luigi Terrone, il datore di lavoro di Paola Clemente, bracciante agricola di 49 anni morta in un vigneto di Andria il 13 luglio del 2015.
Terrone era finito sotto processo con l’accusa di omicidio colposo ed è stato assolto il 15 aprile scorso.
Appresa la notizia, sul caso è intervenuta anche la Cgil Puglia: «Non entro nel merito del lavoro della magistratura, ma aspetto fiduciosa l’esito del procedimento. Il nostro dovere è tenere accesi i riflettori su una vicenda drammatica e allo stesso tempo emblematica perché, al di là degli esiti dell’inchiesta giudiziaria, il tema del caporalato e del lavoro nero resta uno dei capisaldi della lotta sindacale», afferma la segretaria generale Gigia Bucci.
«Il sacrificio di Paola – aggiunge – ha già prodotto la legge 199, la legge contro il caporalato, grazie proprio all’impegno di Cgil e Flai». Bucci ricorda che «oggi esistono regole e pene certe contro lo sfruttamento dei lavoratori soprattutto nei campi. Ma servono ancora maggiori controlli e una azione preventiva seria ed efficace, affinché non ci sia mai più un’altra Paola Clemente».
La segretaria del sindacato pugliese sottolinea che si tratta di «una battaglia non solo della magistratura ma di civiltà, che Cgil continuerà sostenere finché non sarà fatta piena giustizia».