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Prestazioni e servizi sanitari, al Sud le strutture private battono gli ospedali pubblici

Sanità pubblica, sanità privata: questo il dilemma. Ma al Sud, a ben guardare i dati, è più ragionevole optare per la seconda. Il motivo è facilmente comprensibile e risiede nella scarsa qualità dei servizi offerti dalla sanità pubblica rispetto a quella privata. A dimostrarlo, un dato su tutti, quello relativo all’area clinica del sistema Cardiocircolatorio:…

Sanità pubblica, sanità privata: questo il dilemma. Ma al Sud, a ben guardare i dati, è più ragionevole optare per la seconda. Il motivo è facilmente comprensibile e risiede nella scarsa qualità dei servizi offerti dalla sanità pubblica rispetto a quella privata. A dimostrarlo, un dato su tutti, quello relativo all’area clinica del sistema Cardiocircolatorio: in Puglia, le strutture pubbliche al top per prestazioni sono il 52%, un dato che, nelle private, sale fino a toccare quota sei su dieci.

A documentarlo è il dossier realizzato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) assieme all’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), sulla “Qualità degli Outcome clinici degli Ospedali italiani 2023”. Il rapporto mette in luce la forte divaricazione qualitativa tra la sanità pubblica e quella privata, che lo studio evidenzia prima di tutto a livello nazionale.

Il dossier prende in esame 511 strutture ospedaliere pubbliche e 297 private su tutto il territorio nazionale. La natura giuridica degli enti sanitari viene adoperata dallo studio come variabile d’esposizione, mentre gli standard di qualità sono assorti come misura d’effetto. Ed è sulla base della qualità delle prestazioni offerte che si osserva lo scarto a livello nazionale.

Se soltanto il 9% delle strutture pubbliche presenta tutti gli standard delle prestazioni al massimo, la percentuale si triplica nella sanità privata, dove ci si può curare in 27 strutture al top su cento. Ed è così che, a cascata, il dato si riflette a livello locale. Si prenda il caso dell’area clinica osteomuscolare, dove le strutture pubbliche di qualità bassa/molto bassa sono il 37% al Centro e il 52% nel Mezzogiorno. Un focus su due aree cliniche ci restituisce lo spaccato della situazione.

Partiamo da quella già citata del sistema cardiocircolatorio. In Puglia, su 23 strutture pubbliche esaminate, il 52% è di qualità alta, il 13% bassa. Situazione analoga in altre due regioni simili alla Puglia, Campania e Sicilia. Nella prima, su 31 enti pubblici, viene promosso il 42% e rimandato il 19%, mentre in Sicilia le percentuali sono del 39% e del 13%. I dati si ribaltano nella sanità privata: in Puglia sono al top il 60% delle strutture, male il 10%; in Campania promosso il 65% , bocciato solo il 6%; in Sicilia le prestazioni migliori si registrano nel 69% degli enti privati. Stesso copione nel settore chirurgia oncologica: prestazioni migliori nel 42% delle strutture pubbliche campane, nel 62% di quelle pugliesi e nel 42% di quelle siciliane, mentre, per le stesse regioni, gli enti privati al top sono rispettivamente il 71%, il 63% e il 78%.

Dal palco della sede di Unioncamere a Roma, il presidente di Agenas, Enrico Coscioni, ha sottolineato come la sanità pubblica e quella privata siano le due gambe del Sistema sanitario nazionale. «Che devono camminare insieme o almeno in modo alternato, raggiungendo l’obiettivo della salute dei cittadini», ha precisato Coscioni presentando il rapporto.

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