«Nei processi di internazionalizzazione delle imprese succede che gli imprenditori partano da una precisa idea che in fase di analisi spesso porta a conclusioni differenti, proprio per questo motivo affidarsi a professionisti con precise competenze giuridiche e fiscali è indispensabile». A sostenerlo è Francesca Caretta, avvocata e presidente della divisione italiana di Will – Worldwide Independent Lawes League – la lega mondiale di avvocati indipendenti che riunisce oltre 350 professionisti senior provenienti da 72 paesi nel mondo con oltre 45 lingue parlate accomunati dalla stessa vision: rendere accessibile l’assistenza legale di più alto livello, azzerando le distanze geografiche. Proprio Will Italia ha organizzato per venerdì prossimo a Bari, nella sala conferenze della Camera di Commercio, il secondo congresso nazionale che avrà come tema proprio i processi e le strategie di internazionalizzazione delle imprese.
Avvocata, quali sono le maggiori difficoltà che riscontrano imprese?
«Sicuramente la normativa del paese di ferimento e tutto quello che riguarda l’attività fda svolgere fisicamente sul posto. Non conoscere le leggi o semplicemente quali potrebbero essere le richieste della nazione con la quale si interagisce può rappresentare un problema. Questo accade perché spesso non si hanno le nozioni per capire dove localizzarsi».
Quindi da dove si inizia?
«Ancora prima dell’individuazione del mercato appetibile, che comunque deve avvenire tramite un’indagine di mercato accurata, esistono delle variabili da considerare quali la lingua e la cultura. È importante quindi la presenza di professionisti in grado di fare da intermediari, conoscitori della business etiquette del paese di riferimento, proprio per capire come posizionare ì proprio prodotti».
Facciamo qualche esempio.
«La forza di Will è proprio quella di avere una divisone chiamata Will Desk, formata da colleghi /professionisti italiani che lavorano all’estero o stranieri e conoscitori della lingua italiana che fanno da link tra imprenditore e struttura della nazione di destinazione. Eva Micheli, presidente della divisione, segnala che le problematiche riguardano spesso la conoscenza della filiera distributiva, che determina l’adattamento del prodotto nello specifico mercato. Poi ci potrebbero essere norme culturali che interagiscono con le vendite, i metodi di pagamento, la logistica internazionale e la politica doganale, infine il prezzo. Tutti passaggi che in nessun modo vado lasciati al caso. Poi è chiaro che è necessario conoscere l’ordinamento giuridico, ad esempio le certificazioni prodotto che talvolta differiscono da quelle europee».
Qual è la richiesta degli imprenditori sul tema?
«Abbiamo deciso di realizzare il nostro secondo convegno nazionale a Bari proprio perché le aziende del territorio hanno manifestato questa esigenza. Alcune segnalazioni sono arrivate anche dalla Camera di commercio: i presupposti per la riapertura dei mercati ci sono tutti. È importante per le aziende avviare processi consapevoli. Bari è da sempre considerata porta d’Oriente, anche per questa attitudine è necessaria la presenza di un’organizzazione che garantisce una copertura in tutti i paesi del mondo».
Ci sono settori che si prestano maggiormente?
«I prodotti enogastronomici sono molto quotati e qui la Puglia ha un grossissimo vantaggio, così come per il mercato immobiliare. La regione proprio negli ultimi anni è stata meta di investimenti non solo su larga scala, poi c’è il mercato del lusso che ha registrato un deciso boom».