Il Vaticano vara nuove linee guida per la preparazione al matrimonio: percorsi più lunghi e suddivisi in vari step, catechesi che si prolunga anche dopo le nozze e una maggiore attenzione alle coppie in crisi.
L’obiettivo è quello di evitare che una persona per sposarsi in chiesa impieghi poche settimane e poi vada incontro ad un «fallimento», come dice il Papa, introducendo un vero e proprio “catecumenato”. Sul rapporto uomo-donna, parlando in un altro contesto, quello dell’udienza generale a Piazza San Pietro, Papa Francesco ha sottolineato che il servizio non è «una faccenda di donne». «Il servizio evangelico della gratitudine per la tenerezza di Dio non si scrive in nessun modo nella grammatica dell’uomo padrone e della donna serva», ha chiarito il Pontefice.
Per arrivare al matrimonio cammini rinnovati, dunque, ma confermando la linea della Chiesa cattolica, a partire dalla castità. «Non deve mai mancare il coraggio alla Chiesa di proporre la preziosa virtù della castità, per quanto ciò sia ormai in diretto contrasto con la mentalità comune», si legge nel documento del Dicastero. «La castità prematrimoniale favorisce questo percorso». «E anche nel caso in cui ci si trovasse a parlare a coppie conviventi, non è mai inutile parlare della virtù della castità». Astinenza che – sempre secondo il documento del Vaticano – può essere praticata in alcuni momenti anche nello stesso matrimonio. Per i ragazzi e i giovani, al di là della preparazione del matrimonio, si parla poi di educazione sessuale da ricevere nello stesso contesto di catechesi nelle parrocchie. Quanto invece alle coppie che già convivono, la Chiesa apre le porte al sacramento ma pensando a percorsi di catechesi ad hoc. «L’esperienza pastorale in gran parte del mondo mostra ormai la presenza costante e diffusa di domande nuove di preparazione al matrimonio sacramentale da parte di coppie che già convivono, hanno celebrato un matrimonio civile e hanno figli.
Tali domande – sottolinea il Dicastero per i laici – non possono più essere eluse dalla Chiesa, né appiattite all’interno di percorsi tracciati per coloro che provengono da un cammino minimale di fede; piuttosto richiedono forme di accompagnamento personalizzate». Il dopo-matrimonio dovrebbe prevedere un accompagnamento da parte della Chiesa sia perché permangono questioni importanti come “la regolazione delle nascite” o “l’educazione dei figli”, ma anche per aiutare la coppia a non entrare in crisi anche se, in alcuni casi, sono “inevitabili”, ammette il Vaticano e in quel caso l’accompagnamento dovrà essere garantito anche a coloro che vivono la fine del loro matrimonio.