È giallo sui candidati idonei all’elezione nel Corecom, il comitato regionale per le comunicazioni. Ieri, in Commissione regionale Lavoro, era atteso il via libera all’elenco di 15 nomi con l’audizione della segretaria generale, l’avvocata Mimma Gattulli, che ha firmato l’istruttoria, ma il punto è stato rinviato per la terza volta di fila alla prossima settimana.
Uno slittamento inspiegabile visto che pur in assenza di Gattulli, assente per un impedimento, i colleghi dell’ufficio hanno confermato l’ammissibilità di tutti i candidati e proposto l’invio all’Aula per la votazione. Il presidente della Commissione, Antonio Tutolo, ha però eccepito alcune incompatibilità, in realtà già emerse nella scorsa estate. Secondo Tutolo sarebbero quattro le posizioni traballanti. In particolare l’ex parlamentare foggiano del Pd Michele Bordo, infilato di soppiatto nella lista degli eleggibili in base a un presunto accordo maturato alle politiche 2022. Bordo, secondo la tesi giuridica di alcuni, sarebbe incompatibile per effetto della legge Severino che vieta il conferimento di incarichi pubblici a chi ha ricoperto attività politiche nei due anni precedenti al mandato. Ci sarebbero poi le posizioni dei consiglieri del Corecom uscenti Elena Pinto, Felice Blasi, e Giuseppe Scarcia che, avendo collezionato già due mandati, non potrebbero essere eletti in base all’articolo 3 comma 5 della legge regionale 3 del 2000.
Ad appoggiare le perplessità di Tutolo è stato Renato Perrini, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che ha chiesto alla Commissione di rinviare l’approvazione dei nomi e approfondire le singole questioni. Il resto dei commissari s’è adeguato, ma il problema resta e sembra non abbia nulla a che fare con il diritto. Non a caso gli uffici confermano che i nomi sono stati tutti verificati. Per il caso di Bordo, in particolare, l’incompatibilità con la legge Severino non sussiste in quanto la norma si riferisce solo a ruoli dirigenziali e non anche a quelli di garanzia come quello in questione del Corecom. Sul doppio mandato raggiunto dai tre candidati, invece, l’istruttoria ha chiarito che il conteggio parte da dicembre 2022, da quando cioè la legge istitutiva del Corecom è stata modificata cancellando quindi la sommatoria degli incarichi precedenti. Il punto, insomma, è un altro. I partiti di maggioranza non trovano l’accordo sui cinque nomi da eleggere e per questo si continua a scaraventare la palla in tribuna mentre il comitato regionale di controllo, un organismo di garanzia fondamentale per le regioni, è scaduto da oltre un anno.