La droga veniva ordinata in chat e con lo stesso mezzo veniva recensita. La vendita, invece, avveniva in due piazze che si trovano a ridosso del centro di Andria, piazza Soffici e piazza Marinai d’Italia, che erano le basi logistiche di un gruppo di pusher che si muoveva in sella a bici elettriche per le consegne.
In alcuni casi gli stessi spacciatori accumulavano debiti a seguito della cessione delle dosi e diventavano vittima di estorsione.
Il gip del tribunale di Trani, Francesco Chiechi, a conclusione di indagini partite nel 2020, ha disposto l’arresto per 13 persone, tutte andriesi, due delle quali rintracciate a Vienna e Malta.
Sono accusati, a vario titolo, di concorso in detenzione, produzione, coltivazione e spaccio di sostanza stupefacente, oltre che di estorsione.
In carcere sono finiti i presunti coordinatori del gruppo, agli arresti domiciliari il loro autista mentre 10 persone, di età compresa tra i 18 e i 23 anni, sono state raggiunte dal divieto di dimora nel comune di Andria. Sarebbero i pusher del gruppo che si occupavano delle consegne e che finivano per diventare in vittime.
Perché «se i pagamenti erano lenti, i presunti vertici del gruppo toglievano loro un documento, come la patente di guida oppure danneggiavano le loro auto», ha spiegato nel corso della conferenza stampa il capitano della compagnia carabinieri di Andria, Pierpaolo Apollo, evidenziando che le indagini, coordinate dal pm Francesco Tosto, si sono «avvalse della collaborazione della cittadinanza che ha sporto denuncia per danneggiamento».
L’inchiesta, chiamata Exit, ha consentito di rivelare che i presunti capi si occupavano dell’approvvigionamento di cocaina e hashish, della produzione di marijuana e della gestione di una «cassa comune utile al pagamento settimanale dei pusher che dipendeva dalla quantità di droga venduta e all’acquisto di quanto serviva per il confezionamento delle dosi», ha spiegato il capitano rimarcando la giovane età dei pusher «attratti dal guadagno facile che lo smercio ha offerto».
L’operazione di oggi «è valida per tre motivi – ha dichiarato il colonnello Massimiliano Galasso, comandante provinciale dei carabinieri della Bat -: il primo è che l’attività della stazione carabinieri parte non solo dalla mera osservazione del territorio ma anche dalla interazione con la cittadinanza; il secondo riguarda il contrasto delle attività illecite nelle aree urbane degradate e il terzo è lo sviluppo della relazione di cooperazione internazionale di polizia perché uno degli indagati è stato rintracciato in Austria e un altro a Malta».