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Sanremo, Antonio Rezza si candida: “Amadeus invita me che ti sconvolgo io”

(Adnkronos) - La "tanta, troppa immondizia" della musica di oggi, i numerosi brani inediti che probabilmente diventeranno un disco e il guanto di sfida lanciato a Sanremo. Antonio Rezza si racconta così all'Adnkronos nei giorni in cui sta conquistando il pubblico del Teatro Menotti di Milano nell'inconsueta veste di "cantautore pirandelliano", ospite degli Extraliscio nello…

(Adnkronos) – La “tanta, troppa immondizia” della musica di oggi, i numerosi brani inediti che probabilmente diventeranno un disco e il guanto di sfida lanciato a Sanremo. Antonio Rezza si racconta così all’Adnkronos nei giorni in cui sta conquistando il pubblico del Teatro Menotti di Milano nell’inconsueta veste di “cantautore pirandelliano”, ospite degli Extraliscio nello spettacolo ‘Extralishow – Una storia punk ai confini della balera’, tanto che la sua presenza, inizialmente prevista solo per le prime due date del 26 e 27 settembre, si prolunga fino al 1 ottobre.  

L’attore, regista e scrittore, associato dal pubblico prevalentemente all’inossidabile duo artistico con Flavia Mastrella con cui realizza spettacoli e opere audiovisive da oltre 25 anni, porta sul palco dell’Extralishow, che vanta la regia di Elisabetta Sgarbi, quattro brani applauditissimi dal pubblico. 

A chi gli chiede come mai abbia deciso solo ora di debuttare da musicista live, Rezza risponde: “Io prima ero contro le invasioni di campo. Poi vedendo quello che si è abbattuto sulla musica italiana ed europea negli ultimi anni, i problemi non me li faccio più: hanno cantato tutti, allora lo faccio anche io. Nei miei spettacoli la musica è sempre stata presente, d’altronde”, sottolinea. La combinazione con gli Extraliscio funziona bene: “Gli Extraliscio fanno musica punk, io faccio musica pirandelliana, legata ad un movimento del corpo irregolare. Si uniscono bene perché sono diverse”.  

Nella scaletta dell’Extralishow, Rezza propone prima una rivisitazione del testo scritto da Pacifico per ‘Gira Giro Gira Gi’ degli Extraliscio, divenuta la sigla del Giro d’Italia 2020. Poi propone tre inediti all’insegna della genialità un po’ folle che lo caratterizza. Così in ‘Vita ultraterrena’ canta: “entro nella terra ancora vivo/ero vivo e vivo ancora/incontro il verme che non sono/lo saluto e mi affeziono”. In ‘La Macchina’ scandisce: “Servo servo freno/servo servo sterzo/e come terzo servo servo io/per dare movimento a questo oblio”. E in ‘Ave Maria’, premette “Credo in un solo dio, padre onnipotente, di chi? di che? Padre nostro che sei, padre nostro che sai ma oltre all’esistenza che ci dai?”. E poi conclude: “Dacci un po’ di grazia Ave Maria, ma non per perdonar l’ipocrisia/dacci quella grazia che ti avanza, da te vogliamo l’eleganza”. 

Sul palco ad accompagnare Rezza salgono anche i suoi musicisti, Maurizio Catania e Federico Carra, con cui sta progettando un disco: “Lo vorremmo fare perché i brani che abbiamo scritto sono tanti. Ne parleremo con Elisabetta Sgarbi che pubblica già i miei libri e i dischi degli Extraliscio”. Il problema per Rezza è anche trovare il tempo tra i tantissimi impegni teatrali: “Saremo in tournée con 4-5 spettacoli diversi fino a giugno, iniziamo a Milano, il 20, 21 e 22 ottobre al Teatro Elfo Puccini con ‘Bahamuth’. Quindi pianificare un tour musicale non sarebbe semplice”.  

Ma a Rezza piacerebbe entrare a sparigliare anche la scena della musica live: “C’è tanta, troppa immondizia. Si è persa anche l’armonia, c’è solo strillo. E soprattutto è pieno di poveracci che si affannano più ad affermare loro stessi come autori che le loro opere. Io invece penso che l’opera sia superiore a chi la fa. Oggi è una rincorsa ad apparire. Tutto questo rappare falso, che fa il verso agli americani. In Italia riesce bene a pochi, mi vengono in mente Caparezza e Frankie Hi-Ngr. L’ultimo Sanremo è stato veramente poco decoroso per quello che riguarda la qualità musicale”. Eppure, proprio per questo, un brano ad Amadeus lo manderebbe: “Ci andrei, ci andrei perché so che mi divertirei molto. Se ci promettono di non toglierci il Leone d’Oro alla carriera per il teatro (ricevuto nel 2018 insieme all’inseparabile Flavia Mastrella, ndr.), io a Sanremo ci vado. Ma non credo ce lo toglierebbero. E non so se ci inviterebbero. Ma io andrei per far vedere come si può cantare senza avere un secondo fine”. E spiega cosa intenda, facendo riferimento alle polemiche su Sanremo 2023: “Vai all’Ariston e li sconvolgi bene bene ma non perché fai scandalo sedendoti su uno in prima fila, non li sconvolgi con la sessualità che è naturale, li sconvolgi con il talento. Le persone meritano di essere sconvolte attraverso la virtù. Il talento sconvolge molto di più della sessualità, di cui non bisognerebbe nemmeno stare a parlare perché ognuno con il proprio corpo fa quello che vuole”.  

E a proposito di cose di cui si parla anche troppo, Rezza interviene anche sul caso della settimana, il dibattito intorno allo spot della Esselunga: “Ma invece di criticare il divorzio, critichiamo il matrimonio. Perché uno deve unirsi agli occhi dello Stato con un contratto? Solo per le garanzie economiche. Dunque, anche qui, è tutto finto, come lo spot di Esselunga. E la polemica non fa che portare soldi nelle casse di un supermercato. Chi fa uno spot del genere non è che non ha scrupoli, si muove secondo quello che il mercato suggerisce. Siamo noi che facciamo il mercato, prendiamoci le nostre responsabilità. Sarebbe facile togliere potere. Pensa solo se tutti non accendessero la tv per un giorno come premerebbe l’oligarchia che porta per mano”.  

Rezza si scaglia anche contro l’onnipresente dibattito sulla sessualità e sui generi: “Ora parliamo di coppie divorziate, sennò parliamo di generi. Si parla sempre di quello che succede tra le gambe e mai di quello che succede nella testa”, conclude.  

di Antonella Nesi 

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