(Adnkronos) – Sequestro di persona a scopo di estorsione e detenzione ai fini di spaccio di 107 chili di cocaina. Con queste accuse Leandro Bennato e un suo complice rischiano di finire a processo dopo che la Procura di Roma ha chiuso le indagini. I pm Giovanni Musarò ed Erminio Amelio, coordinati dai procuratori aggiunti della Direzione distrettuale antimafia capitolina Michele Prestipino e Ilaria Calò contestano a Bennato l’accusa di sequestro a scopo di estorsione in relazione a tre diversi episodi commessi tra novembre e dicembre dello scorso anno per recuperare un ingente quantitativo di sostanza stupefacente che gli era stata sottratta. Bennato, il cui nome compare anche nelle carte dell’inchiesta sull’omicidio di Fabrizio Piscitelli, alias ‘Diabolik’, era stato fermato lo scorso aprile dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma che hanno condotto le indagini.
Bennato, inserito nel contesto criminale attivo nella zona di Casalotti e Boccea, è accusato, insieme con Elias Mancinelli di essere il ‘proprietario’ di 107 chili di cocaina poi sottratta a Gualtiero Giombini che la custodiva per loro. In seguito al furto della droga, Bennato avrebbe tenuto segregato Giombini per diversi giorni all’interno di una baracca, privato degli abiti nonostante le temperature rigide, picchiato ripetutamente affinché rivelasse informazioni utili per recuperare la cocaina rubata e liberandolo solo dopo aver indicato il nome di Cristian Isopo come uno dei responsabili del furto. Giombini morirà poche settimane dopo essere stato sequestrato, lo scorso dicembre. ‘Secondo l’atto d’accusa dei pm, Bennato ha agito quale ‘’mandante del sequestro e ‘regista’ di tutte le fasi esecutive, dal momento in cui Giombini veniva privato della libertà personale, fino al momento della sua liberazione, disposta dallo stesso Bennato solo quando accertava che Giombini non poteva fornire ulteriori informazioni per consentire il recupero della droga sottratta’’.
Anche Isopo poi, secondo quanto emerso dalle indagini, è stato sequestrato per dodici ore all’interno della stessa baracca in cui era segregato Giombini, legato ad una sedia con fascette da elettricista e picchiato ripetutamente fino a quando si è adoperato per restituirgli 77 chili della cocaina sottratta. Un terzo caso di sequestro di persona riguarda invece due donne, compiuto allo scopo di farsi restituire altri 7,7 chili della partita di droga. Una delle due donne fu liberata dopo circa 8 ore perché, secondo quanto ricostruito dalle indagini, era stata erroneamente sequestrata a causa dell’omonimia con la cugina. Oltre alla droga, per la liberazione, erano stati ‘restituiti’ circa 165mila euro provento della cessione di un’altra parte dello stupefacente sottratto. A rischiare il processo, oltre a Bennato e Mancinelli, ci sono altre 5 persone indagate per il furto, aggravato, della cocaina e detenzione ai fini di spaccio.