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Draghi in Israele incontro il premier Naftali Bennett: «Vogliamo la pace e l’Ucraina nell’Ue»

Continua la visita del premier Mario Draghi in Israele. La prima tappa di ieri è stata la visita al museo dell'Olocausto Yad Vashem a Gerusalemme. Ad accogliere il presidente del Consiglio c'erano il presidente di Yad Vashem Danny Dayan e il ministro della giustizia Gideon Saar. «Possa il silenzio di questo luogo esserci di aiuto…

Continua la visita del premier Mario Draghi in Israele. La prima tappa di ieri è stata la visita al museo dell’Olocausto Yad Vashem a Gerusalemme. Ad accogliere il presidente del Consiglio c’erano il presidente di Yad Vashem Danny Dayan e il ministro della giustizia Gideon Saar. «Possa il silenzio di questo luogo esserci di aiuto per affrontare la violenza dei nostri tempi», ha detto il premier Mario Draghi sottolineando che «Lo Yad Vashem testimonia gli orrori della Shoah, il coraggio di chi si oppose ci ricorda il valore della memoria e la lotta all’indifferenza nel contrasto all’antisemitismo. L’Italia è impegnata con forza nella difesa della dignità umana, nel rigetto di ogni forma di odio, nel rifiuto di ogni discriminazione e nella ricerca della pace». Draghi ha poi incontrato il premier israeliano Naftali Bennett, «Israele è per l’Italia un paese amico, partner fondamentale, i rapporti stretti si sono consolidati negli ultimi anni, vogliamo che la collaborazione in campo medico e scientifico prosegua e si estenda», ha poi detto ancora Draghi durante le dichiarazioni congiunte con il primo ministro israeliano Naftali Bennett.

«Vogliamo rafforzare ulteriormente la nostra collaborazione – ha aggiunto -. Con il primo ministro Bennett abbiamo discusso anche della guerra in Ucraina. L’Italia sostiene e continuerà a sostenere l’Ucraina e il suo desiderio di far parte dell’Europa».

«Abbiamo discusso anche del rischio di catastrofe alimentare dovuta al blocco dei porti del Mar Nero – ha concluso -. Dobbiamo operare con la massima urgenza dei corridoi sicuri per il trasporto del grano. Abbiamo pochissimo tempo, perché tra poche settimane il nuovo raccolto sarà pronto e potrebbe essere impossibile conservarlo».

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