«È necessario riprendere ad educare i giovani ma non solo: aumentare i controlli ed attuare importanti campagne di sensibilizzazione coinvolgendo il mondo della scuola, le associazioni di categoria, le associazioni culturali, sportive, le attività commerciali della città. La lotta alla droga deve tornare ad essere prioritaria per tutte le istituzioni e categorie della città. La notizia di quest’oggi, che accende dei riflettori ma allo stesso tempo getta fango su un’intera città, non può passare inosservata da chi amministra la città». Questo l’appello di Raimondo Lima, membro della direzione nazionale di Fratelli d’Italia, in merito al primato negativo della città di Trani, che risulta essere la città del sud Italia in cui si consuma più cocaina.
È quanto emerge dai risultati sulle acque reflue analizzate dall’istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” che, prelevando e studiando campioni di acque reflue in 33 città italiane nel biennio 2020-2022, è riuscito a stabilire l’utilizzo di sostanze stupefacenti nella popolazione. L’epidemiologia delle acque reflue si conferma infatti come utile approccio complementare ai metodi tradizionali di ricerca epidemiologica, basati sugli studi di popolazione per misurare quali e quante sostanze vengono collettivamente utilizzate dalla popolazione, con il vantaggio esclusivo di poter monitorare i consumi oggettivi in diverse popolazioni e seguire i profili di consumo nel tempo.
In Puglia sono state prese in considerazione Bari e Trani. Quanto alla cocaina, Trani risulta essere la città del sud Italia, tra quelle considerate, in cui se ne consuma di più: 15 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti, più della media nazionale di 11 dosi quotidiane. Molto più indietro il capoluogo pugliese, con 8,5 dosi al giorno, che si posiziona quint’ultimo in Italia per il consumo di marijuana. Nullo poi l’uso di eroina nella stessa città; molto basso anche a Trani, terzultima in tutto il Paese, per consumo dell’oppiaceo. Sono state inoltre rilevate variazioni di consumo nel tempo: in particolare i consumi di cannabis e cocaina sono cresciuti nel 2021 rispetto all’anno precedente e il consumo di ecstasy è cresciuto nella seconda parte dell’anno 2021 rispetto alla primavera 2021 e al 2020.
Queste variazioni sono avvenute probabilmente a causa della ripresa di numerose attività ricreative rispetto al periodo di restrizioni per Covid-19 che ha caratterizzato l’autunno 2020. «Del vergognoso primato “Trani la città del sud Italia in cui si consuma più cocaina” che deve far riflettere e far adottare, a chi di competenza, le misure più opportune, spicca un ulteriore dato agghiacciante e cioè il periodo a cui fa riferimento l’analisi delle acque reflue. Si parla del periodo pandemico quando si restava chiusi in casa, non c’era movida, non c’era il notevole afflusso di gente al quale siamo abituati. Ciò dovrebbe significare, correggetemi se sbaglio, che l’alto consumo di cocaina sarebbe riconducibile prevalentemente ai nostri concittadini», conclude Raimondo Lima.