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Roberto Donadoni torna in Puglia: «Le mie vacanze sempre qui. Lecce e Bari? Due squadre in ottima salute»

Basta dire e scrivere “Luci a San Siro” per capire che si sta parlando di Roberto Donadoni. Il campione del Milan, vincitore di 6 scudetti, 3 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali tra fine anni Ottanta e per tutti i Novanta, ha acceso ora quelle di Noci e del suo Milan Club “Nocirossonera”, che…

Basta dire e scrivere “Luci a San Siro” per capire che si sta parlando di Roberto Donadoni. Il campione del Milan, vincitore di 6 scudetti, 3 Coppe dei Campioni e 2 Coppe Intercontinentali tra fine anni Ottanta e per tutti i Novanta, ha acceso ora quelle di Noci e del suo Milan Club “Nocirossonera”, che l’ha ospitato nello scorso fine settimana.

L’ex centrocampista milanista (390 partite e 23 reti dal 1986 al 1996 e dal 1997 al 1999) è stato un vero e proprio regalo che il club si è fatto per celebrare il primo anno di attività al seguito del “Diavolo”. Accolto con tutti gli onori dal presidente Salvatore Locorotondo e dagli oltre cento soci, Donadoni è stato protagonista di un incontro aperto al pubblico e al quale ha partecipato anche il suo amico Renato Olive. Quest’ultimo ha corso sui campi di calcio della massima serie sino agli anni Dieci del Duemila con le maglie di Lecce, Andria, Bologna, Perugia e Napoli. Donadoni, che ha anche allenato la Nazionale azzurra in occasione degli Europei di Austria e Svizzera del 2008, ha una relazione molto stretta con la Puglia, che va avanti da diverso tempo, tanto da potersi considerare quasi un pugliese d’adozione. Diretto, disponibile e affabile, il numero 7 del primo straordinario Milan berlusconiano, quello di Arrigo Sacchi e Fabio Capello, si è raccontato a L’Edicola del Sud.

Donadoni, quando nasce il suo rapporto con la Puglia?

«Ha inizio addirittura vent’anni fa. Venni in vacanza e dopodiché la possibilità si è ripetuta. Ho avuto modo di trovare una casa, una piccola masseria, e direi che da allora, costantemente, sono sempre qui per le vacanze. La mia estate è sempre pugliese, ma a fasi alterne torno pure durante l’anno. Soprattutto quando il tempo, su, non è dei migliori. Allora con la mia famiglia scelgo di tornare in Puglia perché qui stiamo davvero molto bene».

Puglia è terra di grandi bellezza ma anche di ottimo calcio. Il Lecce è al secondo anno consecutivo in A, mentre il Bari nella passata stagione è andato vicinissimo alla promozione nella massima serie: quale valutazione dà del calcio pugliese?

«Lo stato di salute è assolutamente ottimo: avere due squadre in queste condizioni direi che sia un bel traguardo. Aggiungo che mi auguro che entrambe le squadre mantengano questo trend, per cui auguro al Lecce di ottenere quanto prima la salvezza e al Bari di fare il salto di categoria mancato per un soffio nella passata annata. Sarebbe un bel derby e un formidabile biglietto da visita per l’intera regione e il calcio del Sud».

Il Lecce Primavera è anche campione d’Italia. Spesso, però, i settori giovanili non godono della giusta considerazione: la Puglia potrebbe costituire un valido esempio da seguire?

«La cura di un settore giovanile è molto importante e bene fa il Lecce a investirvi tanto perché poi si ottengono ottimi risultati e grandi soddisfazioni. La Primavera del Lecce, però, è composta da molti ragazzi che vengono da fuori, mentre sono pochi gli italiani che mi auguro trovino maggiore spazio».

Cosa ricorda degli scontri giocati con il suo Milan qui in Puglia?

«Qui abbiamo disputato diverse partite sia con il Lecce che con il Bari e il Foggia. Sul campo dei giallorossi (San Siro era squalificato, ndr) abbiamo anche giocato due partite dell’allora Coppa Uefa, oggi Europa League. Anche se non andò bene, i ricordi rimangono comunque positivi. Questa regione ha grande passione e fame di calcio, per cui quando le squadre importanti venivano qui c’era sempre grande seguito. E questa fame non si è parsa».

Come lei accennava, nella stagione 1987/88 Lecce ospitò i primi due turni di Coppa Uefa, ma purtroppo non andò benissimo…

«Purtroppo non ottenemmo un gran risultato (il Milan venne eliminato nei sedicesimi per mano dell’Espanyol che si impose per 2-0, ndr). Era il primo anno di Sacchi e trovammo inizialmente delle difficoltà, ma dopo la sconfitta in Coppa iniziammo un trend positivo e alla fine della stagione vincemmo lo scudetto. Fu una stagione incredibile».

Il prossimo 9 settembre festeggerà il sessantesimo compleanno: sarà sempre qui nel Tacco d’Italia?

«Purtroppo l’età avanza per tutti e queste date è meglio non ricordarle troppo. Sì, comunque festeggerò qui il compleanno con i miei amici e devo dire che è una piacevole consuetudine. Farò giusto in tempo, perché il giorno dopo sarò in volo verso Milano».

Cosa apprezza della cucina pugliese?

«Sin dall’inizio sono stato colpito dal panzerotto. Più in generale direi che la cucina pugliese ha diversi piatti eccellenti, a cui sono molto legato».

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