(Adnkronos) – “Cumpà l’ammazzammu! ti giuro a me matri, l’ammazzammu, ti giuro a me frati, sviniu… Sviniu chiossai di na vota… (Compare, l’abbiamo ammazzata! Ti giuro su mia madre l’abbiamo ammazzata, ti giuro su mio fratello è svenuta. E’ svenuta più di una volta, ndr.)”. A parlare è il più giovane dei sette indagati per lo stupro di gruppo di una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo. In alcuni messaggi vocali scambiati con un amico la stessa notte della brutale violenza racconta l’orrore andato in scena nel cantiere abbandonato al Foro Italico. “Cumpà, ficimu un macello, n’addivertemmu, troppi cianchi (Compare, abbiamo fatto un macello, ci siamo divertiti, troppe risate, ndr.)”, spiega al suo interlocutore, al quale, con un linguaggio crudo e volgare, racconta cosa hanno fatto in sette.
“Ficimo un macello. Siamo stati un quarto d’ora compà e in un quarto d’ora lei si è sentita male ed è svenuta più di una volta”, aggiunge. “Però così è brutto”, replica il suo amico e lui, che – ammette – quella ragazza “neppure la conoscevo”, risponde: “Ahah troppo forte, invece”. Messaggi choc finiti oggi nell’ordinanza con cui il gip Antonina Pardo, accogliendo la richiesta della procuratrice per i minorenni Claudia Caramanna, ha disposto per il più giovane degli indagati, minorenne all’epoca dei fatti e oggi maggiorenne, scarcerato lo scorso 19 luglio dopo l’interrogatorio di garanzia, inviato in una comunità e oggi tornato dietro le sbarre.