In occasione delle elezioni comunali baresi del 2019 non si realizzò alcuna compravendita di voti a vantaggio di Francesca Ferri, all’epoca candidata nella lista civica Sport Bari-Di Rella sindaco. A metterlo nero su bianco è Anna Perrelli, giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Bari, nelle motivazioni della sentenza con cui, il 14 luglio scorso, ha prosciolto la stessa Ferri e il compagno Filippo Dentamaro per quella vicenda, rinviandoli però a giudizio con altre 17 persone per le presunte irregolarità alle comunali di Valenzano sempre del 2019.
Nella sentenza la gup analizza la posizioni di tutti coloro i quali avrebbero illecitamente contribuito alla elezione di Ferri al Consiglio comunale di Bari. Primo fra tutti il boss Salvatore Buscemi, capoclan di Valenzano, di cui gli investigatori hanno intercettato le conversazioni con Dentamaro. Quest’ultimo, secondo la gup, ha ben chiaro un progetto politico che passa dall’elezione della sua compagna nel Consiglio comunale barese: l’obiettivo è far acquisire a Ferri «forza e visibilità» per poterla successivamente proiettare alla Città metropolitana e infine al Comune di Valenzano. «Se Francesca vince a Bari – dice Dentamaro a Buscemi – non hai idea neanche di che cosa ci esce». Il boss sembra d’accordo: «È logico. Facciamo, Filippo, facciamo. Mo’ pensiamo a Bari e poi pensiamo a Valenzano a ottobre», dice per poi aggiungere di essere pronto a garantire a Ferri i voti necessari: «Se sono quei 300 che ti mancano, te li faccio prendere io». Insomma, dalle intercettazioni sembra che Dentamaro si affidi a Buscemi per spostare interi pacchetti di voti.
Tuttavia, secondo la gup, non si comprende quale sia il corrispettivo promesso dallo stesso Dentamaro a Buscemi in cambio dei voti per Ferri. Nelle conversazioni intercettate, infatti, il compagno della consigliera non fa riferimento a provvedimenti amministrativi, a persone o a circostanze capaci di suscitare “gli appetiti” del boss. Per la giudice si tratta di «vantaggi del tutto indeterminati, assimilabili al più a una generica messa a disposizione del Dentamaro a soddisfare gli interessi e le esigenze di Buscemi e della consorteria da lui diretta». Il che basta a escludere lo scambio di voti politico-mafioso.
Quanto all’associazione per delinquere, la gup ritiene documentata la volontà di Dentamaro e Ferri di promuovere l’elezione di una serie di candidati nel Consiglio comunale di Valenzano in occasione delle amministrative dell’ottobre 2019, ma le indagini non riescono a provare il contributo di Buscemi a quell’obiettivo. Più precisamente, non è acclarata la disponibilità del boss a intervenire a supporto di Ferri e Dentamaro attraverso reati di coercizione elettorale.
Di qui la sentenza di proscioglimento nei confronti di Ferri e Dentamaro, sebbene in relazione alle sole comunali baresi del 2019, perché il fatto non sussiste. Stessa decisione per Carlo Barresi, Carmine Pastore e Luciano Marinelli, quest’ultimo difeso dall’avvocato Massimo Roberto Chiusolo, per i quali la giudice ha disposto il non luogo a procedere «per non aver commesso il fatto».
Ai domiciliari da ottobre 2022 dopo aver trascorso circa due mesi in carcere, Ferri e Dentamaro dovranno comunque affrontare il processo per presunto voto di scambio alle comunali di Valenzano.