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La benzina schizza alle stelle. «Ora intervenga l’Antitrust»

Il prezzo della benzina non è mai stato così alto da luglio dello scorso anno (quando era ancora n vigore il taglio sulle accise). Su tutto il territorio nazionale, Puglia compresa, la benzina ha raggiunto e superato la quota di 1,90 al “fai da te”, il gasolio invece 1,76 euro al litro. Eni ha aumentato…


Il prezzo della benzina non è mai stato così alto da luglio dello scorso anno (quando era ancora n vigore il taglio sulle accise). Su tutto il territorio nazionale, Puglia compresa, la benzina ha raggiunto e superato la quota di 1,90 al “fai da te”, il gasolio invece 1,76 euro al litro. Eni ha aumentato di due centesimi al litro i prezzi consigliati. Per Q8 si registra un rialzo di due centesimi al litro sul gasolio, per Tamoil di un centesimo al litro. Queste le medie dei prezzi praticati comunicati dai gestori all’Osservatorio prezzi del ministero delle Imprese e del made in Italy.
«Secondo le Compagnie petrolifere, gli aumenti sarebbero dovuti al calo delle scorte statunitensi e allo stop all’attività di alcune raffinerie europee, asiatiche e americane – spiega Antonio Pinto, presidente regionale di Confconsumatori – Tuttavia, le motivazioni appaiono risibili se si considera che il prezzo del greggio sta oscillando intorno agli 80 dollari a barile e quindi molto più basso di quando, dopo la guerra in Ucraina, il petrolio era salito a 128 dollari al barile (prezzo del 8.3.22)».

Un aumento sospetto che potrebbe nascondere movimenti speculativi legati alla stagione estiva e all’aumento del traffico sulle strade. «Sulla base di questi dati e vista la sospetta tempistica di un aumento ingiustificato proprio in prossimità delle ferie estive – aggiunge Pinto – l’Antitrust dovrebbe avviare un’indagine per verificare che non vi sia stata un’intesa anti-concorrenziale per favorire condotte speculative, tenendo i prezzi alti in questo mese. Il taglio delle accise c’entra poco con gli aumenti attuali, sia perché è ormai di sette mesi fa e sia perché si è visto che le Compagnie, anche col taglio, non riversano interamente il vantaggio sugli utenti ma alzano il prezzo industriale, rosicchiando cosi a loro vantaggio una parte dello sconto fiscale».

Intanto da oggi scatta l’obbligo, per i gestori delle stazioni di rifornimento, di esporre il tabellone con i prezzi medi regionali e nazionali dei carburanti, come stabilito nel decreto Trasparenza. Misura che dovrebbe orientare il consumatore verso la scelta del prezzo migliore, aiutandolo a capire se il gestore sta praticando un costo superiore ed eventualmente segnalare le irregolarità. «Esporre i prezzi medi è una misura condivisibile perché almeno consentirà ai consumatori di capire chi sta speculando e di quanto – conclude Pinto – Infine una considerazione controcorrente: non possiamo invocare quotidianamente la transizione ecologica e verde e poi lamentarci se il prezzo dei carburanti fossili inquinanti aumenta, perché questa è -e sarà sempre di più – una delle conseguenze primarie della riduzione del loro consumo. In teoria, se domani avessimo che la metà delle auto in circolazione, fosse elettrica, i Paesi produttori di petrolio e le Compagnie di certo non rinuncerebbero ai loro ricavi e, secondo ovvi principi economici, alzerebbero il prezzo per compensare i margini mancanti a causa della diminuzione della domanda».

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