Frutta, verdura, ma anche uova, latte e miele: è un patrimonio naturale ed economico quello che le temperature record di questi giorni stanno lentamente ma inesorabilmente distruggendo. A denunciarlo sono i vertici pugliesi di Coldiretti secondo i quali, in alcune aziende, il caldo e l’afa hanno compromesso addirittura il 90% della produzione.
A “bruciare” sotto i raggi del sole sono peperoni, meloni, angurie, uva, pomodori e melanzane. Su questi prodotti il sole sta provocando vere e proprie ustioni che, alla fine, li rendono invendibili. Molti agricoltori pugliesi stanno tentando di correre ai ripari ombreggiando la frutta e la verdura, magari attraverso erba e foglie utilizzati come barriere naturali. Altri, invece, provano ad anticipare il raccolto, se e quando possibile, o a diradare i frutti sugli alberi, in modo tale da eliminare quelli non in grado di giungere a maturazione e salvare così almeno una parte della produzione. «Ma il caldo -fanno sapere i vertici regionali di Coldiretti – ostacola pure le operazioni agronomiche e di raccolta, che devono essere sospese nelle ore più bollenti per tutelare la salute dei lavoratori, e nel frattempo l’afa rende impossibile anche il lavoro nelle serre». Situazione critica anche in Basilicata, dove le condotte colabrodo stanno facendo mancare l’acqua necessaria per coltivare un prodotto di eccellenza come il peperone Igp di Senise. Altri problemi, dunque, per gli agricoltori pugliesi e lucani, già ampiamente danneggiati dal maltempo fuori stagione registrato a maggio e a giugno oltre che da Xylella e Peronospora.
Gli allevatori, però, non se la passano meglio. Il caldo senza precedenti delle ultime settimane, infatti, sta riducendo sensibilmente la produzione di latte, uova e miele. Con temperature oltre i 40 gradi, infatti, diventa insopportabile sia la vita degli animali sia il lavoro degli allevatori nelle stalle. Ventilatori e doccette refrigeranti sono costantemente accese per salvare le mucche che, a causa dell’afa, mangiano poco, bevono fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi normali e producono di meno visto che per loro la temperatura ideale è compresa fra 22 e 24 gradi. Il risultato? Nelle stalle pugliesi la produzione di latte è già diminuita di oltre il 15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
“L’ondata di caldo africano – concludono i vertici locali di Coldiretti – è la punta dell’iceberg delle anomalie di questo pazzo 2023 che ha provocato danni all’agricoltura e alle infrastrutture rurali destinati a superare i sei miliardi a livello nazionale, oltre uno dei quali solo per l’alluvione che ha duramente colpito l’Emilia-Romagna”.
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