Primarie? «Sì, ma solo con regole precise». Terzo mandato? «Se c’è un amministratore buono, teniamocelo». Il prossimo primo cittadino di Bari? «Michele Laforgia è il profilo adatto». Beppe Vacca, deputato per due legislature tra il 1983 e il 1992, candidato sindaco di Bari nel 1999 e oggi membro della Fondazione Gramsci, ha le idee chiare sulle prospettive del centrosinistra per le prossime elezioni comunali e regionali.
Onorevole, il centrosinistra sembra pronto a ricorrere alle primarie per scegliere i candidati a Bari e a Lecce: è la strada giusta?
«Le primarie possono essere un’occasione di allargamento e mobilitazione del civismo, ma dipende da come si fanno. Mi spiego con un esempio: non mi sembra molto sensato fare in modo che il segretario di un partito venga scelto da persone non iscritte a quello stesso partito, come avviene per il Partito democratico. E poi non ho mai condiviso l’idea delle primarie come scelta del singolo partito, pronto a farne un tratto distintivo della propria identità o a ridurle a un fatto privatistico. Intese in questo modo, le primarie sono un mito: possono avere come esito una maggiore legittimazione di programmi e candidati, ma anche risultati incongrui. Perciò dovrebbero essere disciplinate dalla legge, altrimenti non ha senso parlarne».
Eppure, a Bari e a Lecce, i civici del centrosinistra spingono perché gli aspiranti sindaci vengano selezionati attraverso le primarie…
«Per come sono attualmente concepite, le primarie possono essere preda delle cordate più eterogenee, costruite in base a persone, reti e alleanze. Insomma, se a Bari c’è un candidato potenzialmente migliore di Antonio Decaro, si faccia avanti e apra una discussione».
Il nome che circola è quello del penalista Michele Laforgia, leader dell’associazione “La Giusta Causa”: è il profilo adatto?
«Senza ombra di dubbio. Conosco bene Laforgia e nutro profonda stima per lui. Se guidasse il centrosinistra, sarebbe un’ottima cosa. È un uomo in grado di valorizzare la città, accrescerne le risorse e formare una classe dirigente come ha fatto Decaro in questi dieci anni».
Se venisse approvata la norma sul terzo mandato per sindaci e governatori, Decaro potrebbe rimanere a Palazzo di Città: che cosa ne pensa?
«Non ha molto senso discutere di terzo mandato in astratto: attualmente la legge non lo prevede, stop. L’elezione diretta dei sindaci, però, ha dato molto valore alle caratteristiche di questi ultimi, di fatto marginalizzando il ruolo dei Consigli comunali. E allora, ragionando secondo il senso comune, dico: se abbiamo sindaci o governatori capaci, teniamoceli stretti. Anche perché il livello dei parlamentari di oggi non mi sembra particolarmente elevato».
A Bari e a Lecce il centrosinistra tenterà di replicare il campo largo che ha fatto le fortune di Michele Emiliano: l’alleanza tra Pd, M5s e civici è la strada giusta?
«Se l’elezione avviene in modo diretto e la scelta è tra due schieramenti, chi è più “largo” ha maggiori probabilità di vincere».
Al netto di valutazioni su persone e schieramenti, che cosa dovrà fare il prossimo sindaco di Bari?
«Non è più come durante la Prima Repubblica, quando facevamo la campagna elettorale promettendo più occupazione, per esempio. I sindaci devono occuparsi di viabilità, illuminazione, ambiente e periferie, oltre che tentare di coinvolgere i cittadini nella vita pubblica. Ecco, in questo senso il prossimo sindaco di Bari dovrà dimostrare di essere un “imprenditore politico”, con doti sia manageriali sia politiche».