La Puglia è la seconda regione in Italia in cui si registra il maggior numero di reati contro l’ambiente: nel 2022 sono stati 3.054 con la regione che guadagna una posizione rispetto all’anno precedente.
A guidare la classifica, stilata da Legambiente nel rapporto “Ecomafia 2023”, è la Campania che si conferma al primo posto con 4.020 reati, pari al 13,1% del totale nazionale. Terza la Sicilia, con 2.905 reati.
Sale al quarto posto il Lazio (2.642 reati), che supera la Calabria, mentre la Lombardia, sesta con 2.141 infrazioni penali e prima regione del Nord, scavalca la Toscana, in settima posizione. Balzo in avanti dell’Emilia-Romagna, che passa dal dodicesimo all’ottavo posto, con 1.468 reati (circa il 35% in più rispetto al 2021). A livello provinciale, Roma con 1.315 illeciti si conferma quella con più reati ambientali. Tra le new entry si segnala la provincia di Livorno, nona in graduatoria, con 565 infrazioni.
Nel 2022, si legge nel rapporto di Legambiente, «si contano 30.686 reati contro l’ambiente, +0,3% rispetto al 2021, con una media di 84 reati al giorno, e 3,5 ogni ora».
Crescono gli illeciti amministrativi che toccano quota 67.030, +13,1% sul 2021. «In testa – si legge – si trovano i reati relativi al cemento illegale, dall’abusivismo edilizio agli appalti, che ammontano a 12.216, il 39,8% del totale, +28,7% sul 2021. Seguono i reati contro la fauna con 6.481 illeciti penali, +4,3%. Scende al terzo posto il ciclo illegale dei rifiuti con 5.606 reati, −33,8%”. Stabile il fatturato illegale a 8,8 miliardi».
Nella classifica dei reati ambientali, evidenzia Legambiente, al quarto posto si trovano quelli legati a roghi dolosi, colposi e generici, che si contano in 5.207, -3,3% sul 2021.
Nel settore agroalimentare si contano invece 41.305 reati e illeciti amministrativi.
Sul fronte archeomafia sono 404 i furti d’arte nel 2022.
«A pesare e preoccupare – scrive Legambiente – è il virus della corruzione ambientale, con 58 inchieste censite dall’1 agosto 2022 al 30 aprile 2023 su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale», così come «il numero e il peso dei Comuni sciolti per mafia, 22 quelli analizzati nel rapporto a cui si è aggiunto il recentissimo scioglimento di quello di Rende, in provincia di Cosenza, e la crescita dei clan mafiosi: dal 1994 ad oggi sono 375 quelli censiti» dall’associazione ambientalista.