«Se resto a Bruxelles? No, torno in Puglia», ha scherzato l’altro giorno dalla capitale belga il governatore Michele Emiliano in missione istituzionale per la presentazione dei Giochi del Mediterraneo di Taranto. Ma l’ipotesi di candidarsi al Parlamento europeo nel 2024 per il presidente pugliese è meno remota di quanto si pensi.
Se è vero, infatti, che qualche mese fa Emiliano dichiarò solennemente nell’aula del Consiglio regionale di voler restare fino all’ultimo giorno del mandato (2025 o 2026), vero sembra anche il contrario. La voce sta circolando con insistenza fra i colonnelli delle liste civiche di Emiliano che dopo aver appreso l’indiscrezione attendono conferme proprio dalla viva voce del diretto interessato, tornato alla base dopo la trasferta a Bruxelles.
L’ipotesi di abbandonare il terzo mandato alla Regione Puglia (peraltro ribadita alle agenzie in terra belga) sarebbe maturata nelle ultime settimane tanto che la questione è finita fra i temi di discussione del vertice riservato tenuto l’altro giorno dal sindaco Antonio Decaro con il senatore Francesco Boccia. Proprio quest’ultimo avrebbe messo in guardia Decaro dicendogli sostanzialmente: occhio a puntare troppo sull’Europa, tieni pronto il piano B alle regionali nel caso in cui Emiliano cambiasse idea. Un’ipotesi tutt’altro che impossibile se, altre fonti, parlano anche di un interessamento di Decaro alla presidenza della provincia di Bari laddove passasse la riforma nazionale che prevede l’elezione diretta come per le regioni.
In attesa di chiarire il quadro alla Regione Puglia, i partiti attendono ad horas di poter parlare ufficialmente con il presidente per affrontare la questione verifica a lungo annunciata sulla stampa. Sul punto, però, lo stesso Emiliano è stato chiaro nei colloqui informali, quasi tutti telefonici: «Parliamo di tutto, programmi, amministrazione, rilancio, ma lasciate ogni speranza su possibilità di rimpasto di giunta, attribuzione di postazioni e strapuntini di sottogoverno». Un avvertimento preciso che potrebbe tarpare le ali a Pd, Civici e Cinque Stelle smaniosi di intervenire a piedi uniti sull’assetto della squadra degli assessori con l’ambizione di sostituire almeno tre dei dieci in carica: Stea al Personale, Maraschio all’Ambiente e Palese alla Sanità.
Altri nel Pd si sono spinti a chiedere persino la sostituzione della seconda carica istituzionale, la presidenza del Consiglio regionale, ora in mano a Loredana Capone. In realtà, così come dicono dal palazzo presidenziale, l’unico tema vero della verifica sarà senz’altro quello del rinnovo delle otto commissioni consiliari scadute il 9 giugno. Un argomento scivoloso con diverse caselle da definire, su tutte quella del presidente della Bilancio, Fabiano Amati, non allineato con la maggioranza e quella presidente della seconda, Antonio Tutolo, anch’egli “battitore libero” da sostituire. Su queste e altre spine quasi certamente il confronto si aprirà nei primi giorni della prossima settimana.