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Un’evidente caduta di stile verso i giovani

Gli esami di Stato sono uno dei ‘riti di passaggio’ più temuti e insieme attesi dai giovani: concludono un ciclo di studi e di vita importanti come quella scolastica e li sottopongono a prove di conoscenza e competenze impegnative che ne devono testare le capacità acquisite.

Compito davvero arduo per i maturandi del 2023 considerati i brani proposti, e cioè quelli di Quasimodo e Moravia, rispettivamente del 1958 e del 1929.

Quei brani sul rapporto tra sapere tecnico– scientifico e responsabilità della scienza, nel primo caso, di ‘borghesia’ nel secondo, attraverso un brano tratto dagli Indifferenti di Moravia, romanzo d’esordio dello scrittore romano, sono di autori quasi mai compresi nelle programmazioni disciplinari.

Sembra che si sia voluto attrarre l’attenzione dei candidati – che forse non avevano bisogno di un tale incoraggiamento -verso la trattazione di argomenti non letterari e non desunti dai suddetti testi nel cui svolgimento era davvero difficile esercitare competenze, soprattutto a diciottenni cui sono mancati – per motivi ben noti – molti tasselli fondamentali nella propria formazione letteraria.

Ma non era di certo più semplice per loro commentare l’idea mazziniana di ‘nazione’ riportata nel testo di Chabod, nel suo significato più correttamente storico e politico, così come insidioso è parso il brano di Oriana Fallaci sulle tensioni e i conflitti nel mondo (a partire dalla guerra fredda e dalla minaccia nucleare) bombardati come siamo e sono- soprattutto i giovani-da informazioni continue, divergenti, che non li aiutano a elaborare un autentico pensiero critico.

Esigere, pertanto, riflessioni che passano spesso solo attraverso flash captati frettolosamente sui social non è sembrata un’opportunità offerta in sede d’esame di impostare discorsi che divengono seri e meditati solo attraverso letture e conoscenze plurali, consolidate nel percorso scolastico.

Certo, non si può dire che non ci fosse varietà nella composizione delle tracce: di giornalisti e comunicatori di grande notorietà sono stati proposti argomenti suggestivi quali la ricchezza immateriale del sapere o l’elogio dell’attesa, in una realtà in cui la velocità è considerata valore assoluto.

E, come riferiscono i primi dati, il testo di Belpoliti è risultato il più gradito agli studenti. L’esame di stato 2023 non ci ha neanche risparmiato sorprese – oltre che quelle di carattere letterario – anzi ha scatenato subito polemiche per la traccia assegnata sulla lettera del Ministro dell’Istruzione Bianchi del precedente governo – che, nel 2021, faceva ricorso a strategie che potessero facilitare le prove d’esame in un realtà sconvolta dalla pandemia.

E questa è, a mio parere, una dichiarata caduta di stile nei confronti non solo del Ministro (che si difende da solo) ma dei giovani, degli studenti cui è stato posto un problema molto più grande della loro età e forse della nostra, in una forma che pare piuttosto sciatta e senza una trama di riferimento storico-cronologico.

Ridare credibilità e serietà alla scuola che è popolata di grandi risorse umane e culturali esige un percorso ben più costruttivo e solidamente fondato che renda anche gli esami realmente capaci di testare conoscenze e competenze degli studenti in ambienti educativamente sereni.

Maria Celeste Maurogiovanni è docente di lettere ed ex vicepreside del liceo “Orazio Flacco”

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