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Consumo del suolo: in Puglia il 75% degli impianti fotovoltaici poggia sui terreni

In Puglia gran parte degli impianti fotovoltaici poggiano a terra e contribuiscono al consumo del suolo. Il dato è particolarmente evidente se confrontato con la media nazionale. Se dal Gargano al Salento riguarda il 75% delle infrastrutture, nel resto del Paese la media è del 42%. Ne consegue che il terreno ricoperto in Puglia è…

In Puglia gran parte degli impianti fotovoltaici poggiano a terra e contribuiscono al consumo del suolo. Il dato è particolarmente evidente se confrontato con la media nazionale. Se dal Gargano al Salento riguarda il 75% delle infrastrutture, nel resto del Paese la media è del 42%. Ne consegue che il terreno ricoperto in Puglia è più del doppio rispetto alle altre regioni. A mettere in fila i numeri del fotovoltaico è Coldiretti Puglia facendo riferimento al nuovo bando per l’Agrisolare in dirittura d’arrivo per promuovere le installazioni sopra i fabbricati agricoli. La misura, si ricorda, rientra tra gli interventi previsti dal Pnrr e l’obiettivo è sostenere gli investimenti per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica fotovoltaica e alcuni interventi tranati di efficientamento in ambito agricolo, escludendo totalmente il consumo di suolo. «È da rilevare che, nonostante la Puglia produca il 25% dell’energia eolica italiana e il 14% di quella solare, posizionandosi al primo posto per numero di impianti e per potenza installata di “nuove rinnovabili – sottolinea Coldiretti Puglia – la quota di autoconsumo resta bassa, pari al 26%. Rispetto al precedente bando cambiano alcuni limiti. Per gli Impianti fotovoltaici il limite di potenza passa a 1.000 kWp. La spesa massima ammissibile per i sistemi di accumulo è aumentata fino a 100.000 euro, mentre quella per dispositivi di ricarica sale a 30.000 euro. Sarà poi possibile calcolare il fabbisogno di energia termica complessivo dell’impresa senza il vincolo del doppio dell’autoconsumo di energia elettrica».

C’è un altro aspetto che segnerà inevitabilmente un cambiamento: è prevista la modifica della percentuale di contribuzione in funzione del consumo, ammettendo anche impianti che non hanno autoconsumo. Per le imprese della produzione agricola primaria, il contributo sarà all’80%, con il vincolo dell’autoconsumo o del consumo condiviso (circa 693 milioni); in alternativa del 30% (con eventuali maggiorazioni) senza limite dell’autoconsumo (circa 75 milioni).

Secondo uno studio del Centro Studi Divulga solo utilizzando i tetti di stalle, masserie, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole sarebbe possibile recuperare una superficie utile di 155 milioni di metri quadri di pannelli con la produzione di 28.400Gwh di energia solare.

«Il nodo – ha denunciato il presidente di Coldiretti Prandini – è la mancata individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili a fronte di “una serie disordinata di iniziative avviate da fondi di investimento speculativi per quanto riguarda la localizzazione di impianti di grandi dimensioni, senza stabilire forme di coinvolgimento degli agricoltori .

Il caos decisionale che deriva dall’assenza di regole di governo del territorio ha finito per partorire una sorta di abusivismo energetico, con un forte consumo di suolo e significativi danni collaterali ecologici ed economici».

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