Secondo il rapporto di Banca d’Italia, presentato oggi a Bari, nel 2022 l’economia pugliese ha continuato a crescere, ma con un’intensità che si è progressivamente ridotta. Il Pil è aumentato del 3,3%, sotto la media nazionale del 3,7%. Sempre nel 2022, l’andamento dell’industria si è indebolito (-0,7%), cosi come si è contratto il valore aggiunto nell’agricoltura (-7,6%): sono i due settori più in sofferenza.
«La dinamica – si legge nel rapporto – ha risentito soprattutto dei rincari dei beni energetici acuitisi a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. I prezzi dei beni intermedi sono cresciuti del 16,6% e i rincari si sono trasferiti prevalentemente sui prezzi di vendita in aumento del 13,3%». Anche l’agricoltura ha pagato i rincari delle materie prime e i rincari dell’energia. Meglio il settore edilizio, il valore aggiunto infatti ha continuato a crescere dell’11,2% a prezzi costanti, sebbene in misura meno intensa rispetto al 2021. Il settore ha beneficiato delle agevolazioni fiscali per la riqualificazione degli edifici e dell’incremento delle compravendite residenziali (+7,9%) e dei prezzi delle case (+2,9%). La crescita è continuata anche nel terziario, +4%: «Il commercio – si legge – è stato sostenuto dall’aumento della spesa delle famiglie, mentre nel settore turistico arrivi e presenze hanno superato i livelli del 2019».
Per quanto riguarda l’occupazione, invece, gli indicatori del mercato del lavoro in Puglia sono migliorati e il numero di occupati è cresciuto del 5%, superando i valori precedenti la pandemia di 50.600 unità. «L’occupazione – scrivono gli analisti – è stata sostenuta soprattutto dalle costruzioni, la cui espansione si è tuttavia indebolita rispetto al 2021. In questo settore nell’ultimo triennio sono state create il 30% delle posizioni alle dipendenze del settore privato non agricolo. In prospettiva, l’occupazione in questo comparto sarà sostenuta dalla domanda attivata dagli investimenti infrastrutturali previsti dal Pnrr».
Sebbene il tasso di disoccupazione sia diminuito del -2,5%, passando al 12,1%, rimane ancora elevato fra i giovani e le donne: tra i lavoratori fino a 34 anni poco più di uno su cinque risulta disoccupato. «Il picco vergognoso verso il basso è quello dell’occupazione, soprattutto della qualità dell’occupazione e dell’occupazione di quelle che sono le componenti più vivaci ma anche più fragili della società e parliamo delle donne, dei giovani e di tutti i portatori di diversità», ha detto il capo della sede di Banca d’Italia di Bari, Sergio Magarelli, commentando il rapporto.