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Welfare, Manageritalia: “Crescente domanda richiede nuove soluzioni e collaborazione di tutti”

(Adnkronos) - "La crescente domanda di welfare, coniugata a un’evoluzione demografica avversa e a una crescita dei redditi bloccata da decenni, richiede soluzioni nuove e la collaborazione di tutti gli attori in grado di mettere in campo risorse e capacità di gestione". A dirlo Mario Mantovani, presidente Manageritalia, in occasione della 100sima assemblea Manageritalia.  "In…

(Adnkronos) – “La crescente domanda di welfare, coniugata a un’evoluzione demografica avversa e a una crescita dei redditi bloccata da decenni, richiede soluzioni nuove e la collaborazione di tutti gli attori in grado di mettere in campo risorse e capacità di gestione”. A dirlo Mario Mantovani, presidente Manageritalia, in occasione della 100sima assemblea Manageritalia.  

“In particolare – sottolinea – in ambito sanitario, la capacità di risposta del Ssn è difforme nelle 20 regioni e comunque sempre meno capace di garantire la copertura universale promessa. Non si tra/a di ampliare le prestazioni (teoricamente) disponibili, aggiornando i Lea, ma di riflettere sulla reale capacità del sistema di fornire risposte puntuali, in tempi rapidi, con la sufficiente capillarità su tutto il territorio del paese. Le soluzioni fino a oggi promosse (il convenzionamento di strutture private, lo sviluppo dell’intra moenia, ultimamente il ricorso a medici ‘a gettone’) hanno indebolito il sistema e generato ulteriori distorsioni, senza colmare i gap di servizio e soprattutto senza promuovere un modello di integrazione territoriale / specialistico efficace”. 

“I fondi integrativi contrattuali – avverte – non possono sostituirsi al Ssn, né mirano a un ritorno del sistema precedente (le casse mutue), ma possono utilmente integrare le prestazioni dei sistemi regionali, ridurre la spesa individuale (out-of-pocket), contra/are tariffe adeguate con le strutture private, favorire la trasparenza e la circolazione e l’integrazione delle informazioni di natura sanitaria, ma anche fiscale. Inoltre, sono normalmente basati su principi di solidarietà intergenerazionale, assistono in molti casi i familiari, non prevedono la disdetta per coloro che si ammalano gravemente. L’ambito di applicazione dei nuovi Lea si accresce per ambiti, ma nulla dice sulle effettive possibilità di usufruire dei servizi, resa del tutto teorica da lunghissime liste d’attesa e addirittura dalla chiusura delle prenotazioni, per molti mesi all’anno, nei reparti di alcune patologie”.  

“In questo contesto – fa notare – chiedere ipotizzare l’innalzamento della cosiddetta ‘quota Sacconi’ dal 20% al 30 % minerebbe la capacità di dare servizio per i fondi sanitari integrativi, riversando una domanda ulteriore su un Sistema pubblico già oggi non in grado di soddisfare le richieste. Il risultato sarebbe un aumento del tasso di rinuncia alle cure, già preoccupante per i redditi bassi e medi, e un ulteriore aumento della spesa individuale ‘out of pocket’, già molto più alta rispetto agli altri paesi europei, per chi può permettersela”. 

Per il presidente Mantovani “anche in ambito previdenziale i Fondi pensione integrativi, nati come complemento del I° pilastro pensionistico pubblico in occasione della riforma Dini del 1995, che sta (troppo) gradualmente trasformando il sistema italiano da retributivo a contributivo, possono svolgere un ruolo ulteriore nei periodi di discontinuità, nonché garantire quella flessibilità in uscita, che rappresenta un obiettivo. La misura Rita è un esempio. Nei casi più evoluti, come il ccnl dei dirigenti del terziario, le coperture contrattuali si estendono ai principali rischi (non autosufficienza, invalidità, perdita del lavoro etc), alla formazione, alle politiche attive, formando un sistema di welfare completo e ampio, che va oltre la semplice integrazione del sistema pubblico, qualificandosi come modello di sussidiarietà, in cui una collettività organizzata si fa carico di un ruolo sociale, alleggerendo i compiti delle pubbliche amministrazioni e indirizzando le proprie risorse verso scopi di bene comune”.  

“L’ampiezza del welfare contrattuale – sottolinea – inserito in varie forme in tutti i principali contratti nazionali, è tale da poter rappresentare un vero e proprio modello, non un’eccezione riservata a pochi privilegiati. Merita perciò di essere maggiormente conosciuto, riconosciuto e regolato coerentemente, semplificando e stabilizzando soprattutto il trattamento fiscale, sottraendolo alla costante minaccia di penalizzazione, in nome di interventi sulle cosiddette ‘tax expenditures'”. 

“L’evoluzione più recente della contrattazione – dice – vede ancora una volta tra i primi il ccnl dirigenti del terziario, che prevede l’inserimento del Welfare aziendale nell’ambito contrattuale. Questa forma agevolazione della spesa garantisce la flessibilità e l’articolazione del welfare, impossibile nelle altre forme, anche in questo caso favorendo la trasparenza e la tracciabilità. Benché ampio, articolato – e costoso – il welfare pubblico italiano trascura le donne, in particolare coloro che sono, o potrebbero essere madri. La possibilità di lavorare di troppe donne, e di crescere professionalmente, è fortemente limitata nell’età in cui si occupano dei figli, anche a causa della scarsa condivisione con gli uomini e di politiche organizzative penalizzate in azienda. Ma un forte investimento in servizi sociali darebbe la spinta, pratica ma anche culturale, per superare questo gap, aprendo una prospettiva di rinascita demografica quanto mai necessaria” 

A seguire gli ambiti e le proposte di policy. Riconoscimento e razionalizzazione normativa del welfare contrattuale, specialmente in ambito fiscale, distinguendolo da altre forme di welfare privato individuale. Stabilizzazione delle norme, dando modo di programmare la gestione nel lungo periodo. Esclusione dagli ipotizzati plafond delle ‘tax expenditures’ delle voci del welfare contrattuale, della previdenza complementare e dell’assistenza sanitaria integrativa. Relativamente a quest’ultima e alla emanazione da parte del Ministro della salute del Decreto sui Lea e del nuovo tariffario, chiediamo che vengano consultati i fondi di assistenza sanitaria integrativa e le organizzazioni datoriali e sindacali che hanno costituito i fondi sanitari cosiddetti ‘non doc’.  

Mantenimento dell’attuale ‘quota Sacconi’ pari al 20% e incentivazione della previdenza complementare contrattuale, anche superando il sistema alternativo (azienda/fondo) di destinazione del Tfr. Possibilità di accesso generalizzata ad asili nido, scuole materne e attività ludico-educative nei periodi estivi per tutti i bambini sotto i 14 anni. All’articolo 5 delle delega (comma 1. Lettera d, numero 9), laddove si parla della ‘revisione del sistema di tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche complementari secondo il principio di cassa, con possibilità di compensazione, prevedendo la tassazione del risultato realizzato annuale della gestione, con mantenimento di un’aliquota d’imposta agevolata in ragione della finalità pensionistica. Introdurre la possibilità di compensazione rispetto ai rendimenti negativi degli ultimi due anni. Ampliamento del modello alla gestione dei rischi, alla formazione e alle politiche attive, con omogeneità normativa e di trattamento fiscale. 

 

 

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